L’adeguamento dell’Iva al 20% per la tv a pagamento è una misura “legittima”, che «non penalizza nessuno e riguarda non solo Sky, ma anche Mediaset»: lo ha spiegato il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, che ha partecipato questa mattina al dibattito di Viva Voce su Radio 24 con il senatore del Pd Marco Follini. Romani ha ricordato che l’Iva agevolata al 10% fu introdotta nel ’95 per favorire le piattaforme innovative come il satellite e il cavo, «ma dopo 13 anni non ha più senso: è legittimo, nel momento in cui tutti gli italiani stringono la cinghia, chiedere ad un’azienda solida e con forti utili come Sky di adeguarsi e di rinunciare ad un’agevolazione che era mirata a favorire le tv emergenti». Romani ha ricordato anche che «Sky è un’opzione che riguarda 4 milioni di famiglie e non tutti gli italiani» e ha sottolineato che la piattaforma di Rupert Murdoch «ha già aumentato di 2 euro le sue tariffe: se deciderà di riversare solo sugli abbonati l’aumento dell’Iva, sarà una decisione aziendale». Il sottosegretario ha anche replicato a chi ha evocato il conflitto di interessi del premier Berlusconi: «è un problema che c’entra poco o nulla, visto che l’adeguamento dell’Iva riguarda anche le aziende del presidente del Consiglio: si tratta infatti di un provvedimento orizzontale. Mediaset paga già il 20% sulle tessere prepagate, mentre gode di un’agevolazione al 10% per le formule di abbonamento alla tv digitale terrestre e dovrà adeguarsi alla nuova misura». Romani ha criticato la campagna di spot anti-governo lanciata ieri da Sky: «è unilaterale e aggressiva e non dice le cose come stanno, e cioè che la tv satellitare godeva del vantaggio dell’Iva agevolata dal ’95». In ogni caso, ha concluso il
sottosegretario, «già il governo Prodi pensò a un adeguamento dell’Iva agevolata: ci fu una durissima trattativa, poi le lobby ebbero buon gioco».