Una città glocal
Milano è davvero uno di quelli che vengono chiamati “nodi globali”. Non è quindi più soltanto una città “luogo”, ma è divenuta lo snodo di una rete mondiale e un generatore di processi per questa rete. In questo senso, non può che essere attratta, e a sua volta attrarre, eventi prestigiosi, dinamici e innovativi. Eventi che sono fortemente simboleggiati dall’Expo 2015.
Non occorre essere “di parte” per condividere i tanti fattori che rendono Milano la scelta giusta per questa occasione. La Camera di commercio di Milano conosce, ovviamente, in modo particolare quali siano i punti di forza dal punto di vista economico, anche se, inevitabilmente, ciascuno di questi elementi economicamente vincenti racconta la storia di un’intera città e della sua società.
Per esempio, se si prende in considerazione il panorama dell’imprenditoria milanese, saltano subito all’occhio le molte eccellenze rappresentate da imprese manifatturiere, distretti biotecnologici, dal design e dalla moda. Queste sono però “soltanto” le vetrine più illustri della città. Ad addentrarsi nel “negozio” di Milano si scoprirà facilmente che alla base di queste eccellenze ci sono l’amore e l’attenzione per la qualità, frutto di innovazione e tradizione, proprie del made in Italy. Dentro quelle “vetrine” è facile anche venire a contatto con il diffuso spirito di imprenditorialità tipicamente ambrosiano. Numeri come un imprenditore ogni otto residenti e il 95% delle aziende con meno di dieci dipendenti parlano da soli. Invero, nella nostra città si trova tutta una popolazione di piccoli imprenditori che costituiscono un vero e proprio ceto medio, quella borghesia da sempre risorsa essenziale del benessere economico. Ciò dimostra con evidenza come l’economia milanese sia fortemente collegata al suo territorio e alla sua popolazione.
Milano, tuttavia, è una vera metropoli moderna, e dunque si presenta come autenticamente “glocal”: al radicamento territoriale cui si faceva accenno si affianca in contemporanea una poderosa apertura verso l’esterno.
Non a caso, un recente studio inglese ha collocato Milano all’ottavo posto in una classifica delle città globali. Per “connettività” al sistema economico mondiale, Milano batte dunque Los Angeles, Amsterdam o Madrid. Esemplificando attraverso i numeri, nel 2006 il capoluogo lombardo ha avuto un interscambio con l’estero pari a 125 miliardi di euro, che è valso un tasso di apertura sui mercati esteri del 92%. Un dato straordinario, se si pensa che il corrispettivo italiano si attesta quasi a metà (48%). Significa che 3.000 imprese estere partecipate da imprese italiane hanno deciso di porre la loro sede a Milano, venendo a costituire il 42% di tutte le aziende straniere sul territorio nazionale. Inoltre, sempre a Milano sono nate ben 2.000 multinazionali. Pertanto, piccole imprese e radicamento nel territorio, ma anche internazionalizzazione e grandi gruppi.
In seconda istanza, apertura verso l’esterno significa anche “attrattività” non strettamente ed esclusivamente economica. Milano occupa l’undicesimo posto, in questo senso, tra le 30 maggiori città europee. A Milano “bisogna esserci” per gli insediamenti già realizzati (quinto posto), per l’accessibilità ai mercati, e per le mostre, le fiere i convegni (entrambi gli indicatori al sesto posto nella graduatoria).
Questo quadro di internazionalizzazione e forte apertura all’esterno non deve però far dimenticare che un’altra caratteristica peculiare della società ambrosiana rimane quella di mantenersi aperta al suo interno. Lo spirito di imprenditorialità, la voglia di lavorare, sono riconosciuti come visti di ingresso in un ambiente che conosce l’etica del lavoro. Perciò, spesso, queste dimensioni diventano la più facile e diretta forma di integrazione “attiva” a Milano: gli immigrati, infatti, hanno creato ben 20.000 imprese nella città, cresciute in un anno a un tasso del 10%. Anche grazie a queste realtà, Milano può definirsi una città globale, multietnica e multiculturale, che sa apprezzare e valorizzare le diverse identità, pur non perdendo la propria.
È vero poi che è una capacità coltivata nel tempo, perché Milano ha sempre avuto un po’ il ruolo di “terra di mezzo” fra il Nord e il Sud dell’Europa, ma anche del Mediterraneo allargato. In fin dei conti, la nostra città sfrutta la potenzialità geografica e geopolitica di trovarsi, pur continentale, al centro del Mediterraneo. In questo mare oggi si accumulano le contraddizioni della nostra epoca, ma parimenti si esaltano le possibilità offerte dal mischiarsi delle identità, dallo scambio come apertura continua e dalla multiculturalità “naturale”. Milano ha portato l’Europa continentale al Mediterraneo, e viceversa.
Grandi potenzialità derivano dunque da una tradizione legata a un’identità, ma aperture al futuro si giocano significativamente su un altro ambito in cui la città ambrosiana si dimostra robusta: l’innovazione. Anche in quest’ambito, Milano ha portato una logica di rete e di sviluppo diffuso, per cui oggi un’impresa milanese su due si ritiene innovativa e una su otto conta lavoratori specializzati, senza contare che oltre 150.000 persone lavorano nell’innovazione tecnologica.
L’Expo: un’opportunità per tutta la città
Sono questi alcuni dei motivi, che noi Camera di commercio abbiamo la possibilità di vedere ogni giorno con più insistenza, che rendono la nostra città una felice scelta per l’Expo. Crediamo pertanto fortemente nelle possibilità di Milano e ci impegniamo a sostenerla.
In primo luogo, il sostegno che viene dalla nostra istituzione ha carattere “diffuso”: anche quando non si agisce espressamente sotto la dizione “Expo 2015”, in verità ogni intervento a favore della città e del suo sviluppo va esattamente nella stessa direzione. Proprio perché i punti di forza su cui puntare sono tanti, è necessario agire su diversi campi, con interventi differenziati. Tutte le nostre attività, da quelle formative a quelle di promozione delle aziende, dai servizi per l’innovazione a quelli per lo sviluppo, dalla politica per le pari opportunità a quella per l’integrazione, tutto è funzionale alla candidatura di Milano.
Abbiamo tuttavia anche approntato interventi specificamente dedicati alla candidatura milanese all’Expo 2015. Fra questi impegni, resta primaria la vocazione a far conoscere la nostra città, la nostra realtà imprenditoriale e il nostro territorio. Per esempio, abbiamo da poco realizzato, in collaborazione con il Touring, una guida “fai da te” in inglese, disponibile sul web, per chiunque si voglia avvicinare in modo personalizzato alla realtà milanese. Con uno spirito simile, poi, abbiamo recentemente realizzato anche il volume sull’Esposizione universale del 1906: un omaggio storico, che serve però a ricordare a tutti quanto grandi eventi di questo tipo possano fare per una città, e quanto la nostra città possa fare e mobilitarsi per eventi del genere.
Effettivamente, la candidatura e poi l’eventuale scelta di Milano come sede saranno una fortissima cartina di tornasole delle potenzialità e delle dinamiche della città, e rappresenteranno anche una responsabilità per chi, come noi, le appoggia e le sostiene. Bisognerebbe anzi dire che questa candidatura comporta una doppia responsabilità: la prima, certamente, nei confronti dei cittadini di Milano. Milano ha infatti sempre voluto presentarsi come un luogo di opportunità, e molti sono venuti a cercarvi la realizzazione dei propri sogni e aspirazioni; anche grazie a questa carica dinamica, a questo spirito di iniziativa, i cittadini di Milano hanno fatto la ricchezza della città. Ottenere l’Expo per il 2015 sarebbe un ottimo modo di ripagarli. La seconda responsabilità è invece più globale: il modello ambrosiano della piccola e media impresa può essere un esempio di come variabili economiche e sociali possano convergere, ponendo al centro l’idea di qualità, che poi significa in fondo anche valorizzare la persona, l’individuo. Per questo Milano, con la sua dimensione di metropoli che però nasce dal piccolo, dal negozio, dall’impresa familiare, è stata sempre un polo di attrazione per tante persone: varrebbe la pena lo fosse anche per un evento come l’Expo.
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