L’Italia che esce dalle urne conferma che gli elettori sono spesso assai più saggi dei leader politici. Nel senso che sanno dare un senso logico e compiuto a iniziative dei leader di partito che spesso sono estemporanee, o figlie della necessità ma senza averci troppo pensato. Capita così che, a fronte della scelta di Veltroni di rompere con la sinistra antagonista e di allearsi con l’unico che nel centrosinistra guadagnava voti nei sondaggi, Di Pietro, e alla controreplica un po’ affannata di Berlusconi di fondere Fi e An e allearsi solo con la Lega al Nord e Mpa al Sud, gli italiani li abbiano presi estremamente sul serio, concentrando l’85% dei voti sui due maggiori partiti e sui loro alleati.
Il risultato è che la sinistra antagonista sparisce dal Parlamento, ed è un bene, visto che aveva sulle spalle la parte prioritaria delle responsabilità dei disastri di Prodi: oltre alle tasse di Visco, che spiegano la sconfitta del Pd al Nord. Si allontana inoltre l’ipotesi di una riforma elettorale iperproporzionalista e senza coalizioni precedentemente dichiarate agli elettori, coltivata tanto dall’Udc di Casini che dalle estreme: con la differenza che Casini con 34 deputati se è intelligente ha una carta moderata da giocare per il futuro, ma rinunciando al terzaforzismo, che agli italiani evidentemente non piace. Se la seconda repubblica è stata maggioritaria a parole e iperfrazionata nei fatti, la terza repubblica che nasce oggi è di fatto non solo bipolare, ma finalmente quasi bipartitica. E la Lega, la grande vincitrice, non è affatto l’eccezione che conferma la regola, bensì è del tutto coerente a questa tendenza. La pioggia di voti che raccoglie in Veneto come in Lombardia 2, in generale in tutto il Nord come in Emilia-Romagna, per la prima volta non è affatto un voto minoritario dato per equilibrare An a destra – come era nel 1994 – o per dare ancoraggio locale identitario al premier Berlusconi, come in tutte le elezioni successive. È un voto dato alla Lega esattamente perché nel governo faccia ciò che agli elettori ha detto di voler fare: federalismo fiscale, federalismo istituzionale, mani libere al Nord che ha un reddito procapite più elevato della Baviera e che paga l’assistenzialismo folle e razionalmente suicida di cui sono emblemi vicende come quella di Malpensa-Alitalia.
Si apre ora una partita di importanza essenziale. E non deve stupire che il Berlusconi della vittoria elettorale non sia quello dell’esultanza che molti si aspettavano. Sa perfettamente che a questo punto, con una maggioranza netta anche in Senato, gli elettori che lo hanno premiato si aspettano un governo capace di far vedere in poco tempo di essere determinato come non è stato tra il 2001 e il 2006, e capace di risposte efficaci. Sussidiarietà e spazio alle famiglie e a chi sa e vuole fare, anziché a uno Stato vorace e inefficiente, meno tasse e meno sprechi pubblici, taglio ai costi della casta, difesa dell’identità occidentale e della radice giudaico-cristiana della nostra civiltà, sgravio secco contributivo alle tredicesime come ai premi di produttività per indurre i sindacati a superare d’un balzo la gabbia antistorica del più del salario contrattato a livello nazionale: ciascuno di questi punti va realizzato con atti concreti, sapendo che l’elettorato sarà severo, non vorrà più né le divisioni del centrodestra del periodo 2001-2006, né quelle del centrosinistra di Prodi in questi ultimi due anni.
È vero. Fini ha tenuto un profilo basso, nella vittoria. Conta i voti della Lega, che sono tanti. Sa che nel PdL inevitabilmente si apre una gara in vista del futuro, dove leader come Formigoni hanno carte da giocare. Ma Berlusconi ha di fronte a sé un orizzonte di cinque anni. E per quanto la crisi finanziaria ed economica internazionale sia oggi molto seria, c’è un’Italia delle imprese, delle famiglie e delle persone che oggi ha deciso ancora una volta di scommettere sul versante moderato. È necessario, con fatti concreti, non deluderla. Perché altrimenti bisogna saperlo, che Veltroni che ha comunque scommesso sul bipolarismo-bipartitico e bisogna ringraziarlo per questo, è solo all’inizio della sua scommessa. Anche se oggi ha perso duramente. Volevo vedere voi, a vincere dopo due anni di governo Prodi.