Arrivano i barbari? Così si chiedevano i capi, i senatori di una ormai esausta città in una famosa poesia del greco Kavafis. Temevano l’arrivano dei barbari, quei senatori e quelle istituzioni ormai ripiegate su se stesse, ormai immobili e sterili. Li temevano, e stavano sulla soglia ad aspettare. O forse desideravano il loro arrivo, così almeno da aver qualcosa da fare o da provare. Sembra questa un po’ la sensazione provata a Roma e non solo, vedendo i risultati delle elezioni al Nord, dove la vittoria amplissima del Pdl è portata da una montante Lega.
Arrivano i barbari? Eppure ormai li conosciamo questi barbari, ed evidentemente stanno simpatici e non fanno paura a un sacco di gente. Esprimono quel tanto di protesta e di richiesta d’ordine che né la destra né la sinistra attuali sanno più intercettare e rilanciare. Esprimono pure quel tanto di popolare che gli azzimati o fighetti leader di sinistra e destra faticano a valorizzare. Ad esempio Storace ha mandato avanti la pr Santanché forse perché un po’ si vergognava della propria e altrui “cafoneria”. E la sinistra radicale sembra fatta di gente appena uscita da seminari di semiologia. Bossi invece se ne stava lì con la giacca sghemba i supporter con le facce da sagra e l’entusiasmo da bar. Di certo, l’affermazione straripante dell’accoppiata PdL e Lega ha dato nel Nord del Paese il definitivo segnale della necessità di un cambio di marcia. Ora dovranno con cura e attenzione, al Nord, valorizzare tra i tanti impulsi che hanno portato alla vittoria le reali energie di media e lunga durata, portatrici di innovazione e riformismo, e anestetizzare quanto invece di conservativo, di biecamente affaristico o di ottuso alberga in non poca quantità tra le fila dei non-partiti vincitori.
La sfida è per certi versi di portata veramente storica. La possibilità di una così forte sintonia di governo di buona parte del Nord del Paese e del governo centrale può essere una chance notevole. Ma occorrerà che sul piano culturale e poi politico si distinguano gli impulsi dalle idee, la necessità di più sussidiarietà dalla rivendicazione particolaristica. Nella poesia di Kavafis i barbari poi non arrivano, e nella città fantasma c’è delusione. Ora speriamo che arrivino davvero.