Perché la Lega ha preso così tanti voti e, soprattutto, da dove arrivano?

«La Lega non è una sorpresa ma è una realtà consolidata da molti anni. È sbagliata la lettura (della sinistra, ma anche di molta stampa e tv) che la considera una sorta di partito-marziano, folkloristico e ribelle insieme. In realtà la Lega (basterebbe leggere le analisi della Cgil-Swg di due anni fa) è un partito al quale aderiscono operai, pensionati, casalinghe, impiegati, lavoratori autonomi, professionisti, piccoli industriali, artigiani. E ora inizia a sfondare anche fuori dalle zone “storiche”, come nelle Marche e in centro a Milano. A volte i toni sono sbagliati, ma prevale il pragmatismo ed un senso della realtà che molti partiti storici hanno dimenticato. La Lega è un partito popolare, in tutti i sensi».



Quali scenari dopo una vittoria così netta? Cosa può cambiare nella coalizione vincente dopo un riequilibrio interno così favorevole alla Lega?

«PdL e Lega hanno vinto in modo netto: la governabilità è assicurata. Berlusconi ha l’occasione storica per cambiare davvero il Paese. Le riforme (quelle vere) possono arrivare in porto. La spesa pubblica può essere tagliata e la pressione fiscale abbassata. Ma bisogna aprire subito il cantiere delle riforme ed evitare una pioggia di aggiustamenti parziali. La Lega esce molto rafforzata ma, al momento, non vedo problemi interni alla maggioranza e di “affidabilità”. Bossi è molto interessato ad aprire la pagina del federalismo fiscale, ed ha ragione. Da parte sua, la Lega non dovrà frenare, per esempio, su temi come la riforma dei servizi pubblici locali o l’abolizione progressiva delle province».



È possibile, vista la debacle dell’estrema sinistra, dare una lettura “sociale” del voto al Nord? Ha pesato più il fattore sicurezza/servizi/immigrazione o quello del “salario”?

«Che al Nord gli operai e in genere i lavoratori dipendenti (quelli privati, perché i pubblici, come gli insegnanti, votano più a sinistra) votino PdL e Lega non è una novità. Il crollo dell’estrema sinistra? In campagna elettorale ho visto Bertinotti aggirarsi per bar-caffè e librerie invece che andare in piazza, tra e con la gente. Sicurezza, salario e immigrazione sono tutte facce della stessa medaglia, soprattutto al Nord. I cittadini vogliono concretezza e rispetto dei doveri, non messaggi para-ideologici».



Sembra che esista una “questione settentrionale”, ma solo per la sinistra. È così? Perché?

«La sinistra, come dicevo all’inizio, ha sbagliato lettura dei fenomeni che si sono affermati al Nord. E non certo da oggi. Ha sottovalutato sia i problemi (come le infrastrutture mancanti) sia le opportunità (è una delle zone più ricche d’Europa, oltre ad essere il motore portante italiano). Ogni tanto, quando le elezioni sono alle viste, parte con un “viaggio”, in treno o in pullman, per capire e farsi capire. È un approccio vecchio che finisce per renderla sempre estranea e comunque non convince mai del tutto. Il “viaggio” dovrebbe farlo ogni giorno, per tutti i giorni, vivendo davvero il Nord. Dalla Lega, per esempio, avrebbe molto da imparare”.

(Foto: Imagoeconomica)