E’ già bagarre per la nomina del nuovo Commissario europeo che, qualora Franco Frattini dovesse entrare nel nuovo governo, probabilmente alla guida della Farnesina, dovrebbe essere decisa insieme dal premier in pectore Silvio Berlusconi e da quello uscente Romano Prodi. «La nomina spetta a me e sono io che per legge devo farla», ha però spiegato Prodi parlando a New York. Una soluzione che il leader del Pdl respinge con forza: «Su questo sarò io a decidere».
Un’uscita secca, quella di Romano Prodi, che non è piaciuta al centrodestra ed ha gelato le aspirazioni di Antonio Tajani, capo della delegazione di Forza Italia al Parlamento europeo e molto vicino a Silvio Berlusconi. Proprio Tajani, infatti, secondo ricorrenti ipotesi, sarebbe stato l’uomo giusto, per il centrodestra, a sostituire l’uscente Frattini a Palazzo Berlaymont (nella foto). Ma la partita rischia di trasformarsi ora in guerra aperta: Silvio Berlusconi avrebbe infatti escluso la possibilità che il delicato incarico europeo possa essere affidato ad un esponente del centrosinistra e rimane fermo – riferiscono fonti europee – su un’autorevole figura del Partito Popolare europeo. Da Roma i nomi di personaggi del centrosinistra come Enrico Letta, Paolo De Castro ed Emma Bonino e Piero Fassino. Ma nessuna indicazione su quelli del Pdl.
La situazione è complessa. Il premier uscente ha infatti formalmente il potere di nominare il nuovo Commissario. Ma Silvio Berlusconi, premier in pectore, ha molte ragioni politiche su una decisione di questo spessore, ricordano autorevoli fonti europee. Difficile che il Cavaliere possa rinnovare l’incarico ad un uomo a lui non gradito. Ma quello che più ha lamentato Romano Prodi oggi a New York é la mancanza di qualunque segnale da parte del centrodestra: il presidente del Consiglio ha fatto sapere di aver già presentato da tempo all’opposizione una rosa di cinque nomi per identificare un “candidato bipartisan”, ma di non aver mai avuto alcuna risposta. Prodi oggi ha spiegato di essere disposto a fare «una nomina condivisa» ma ha ribadito il suo «diritto ad avere una risposta alle proposte fatte» e di non gradire il fatto di dover apprendere dai giornali quelli che sono i progetti del nuovo governo per il prossimo commissario che invece andrebbe deciso insieme.
I tempi della soluzione del problema sono stretti e più rapidi di quelli del giuramento del Governo Berlusconi: infatti già dal 29 aprile, quando il nuovo parlamento si riunirà in Italia, il presidente della Commissione, José Manuel Durao Barroso, dovrà poter contare sul successore di Frattini. Diversamente qualsiasi decisione assumesse l’esecutivo europeo a partire da quella data, sarebbe non valida in quanto, si spiega a Bruxelles, la sua struttura e costituzione non sarebbe più conforme al Trattato. Poi,il candidato prescelto dovrà ricevere anche l’investitura della maggioranza del Parlamento europeo. Ma il leader del Pdl prende tempo prima di indicare il nome. Forse perché, si ragiona in ambienti parlamentari del Popolo della Libertà, alcune personalità gradite a Berlusconi farebbero attualmente parte del puzzle del governo. Qualora una tessera di questo mosaico restasse fuori, il premier entrante potrebbe decidere di utilizzare la Commissione Ue per sistemare una sua pedina o per fare una scelta bipartisan, dando il via libera ad una personalità gradita al Pd.
(foto:imagoeconomica)