Un’Alleanza Atlantica nuova quella uscita dal Vertice di Bucarest, a seguito di riunioni serrate tra i rappresentanti dei Paesi membri convocati in quello che una volta era il Palazzo voluto da Ceausescu per celebrare i fasti del socialismo reale.
La Nato esce innanzitutto allargata geograficamente, con l’adesione di Croazia e Albania, due Paesi che gli Usa hanno sponsorizzato con forza e che l’Europa ha accettato nel tentativo di portare più stabilità all’area dei Balcani. Disco rosso, invece, per la Macedonia, che dovrà aspettare il prossimo turno, nell’attesa che si risolva la anacronistica controversia con la Grecia sulla denominazione ufficiale del Paese.
Più tesi, invece, i negoziati per l’ingresso di Ucraina e Georgia. Due aree di prossimità per la Russia, che avrebbe considerato l’espansione dello spazio atlantico fino ai suoi confini diretti come una minaccia alla sua sicurezza nazionale. Notoriamente, si tratta di due Paesi strategici per Mosca: l’Ucraina come area di transito degli idrocarburi verso il principale mercato di riferimento, l’Europa; la Georgia come testa di ponte verso le ricche riserve del Caucaso e la turbolenta area del Medio Oriente allargato. Ma, pur consapevole di tali difficoltà, George Bush, ad una delle sue ultime apparizioni internazionali, ha voluto comunque tastare il terreno per aprire la strada a quello che sarebbe considerato l’atto finale del XX secolo e della Guerra Fredda, e la definitiva superiorità politico-strategica dell’architrave atlantico. Ha incassato il niet di Vladimir Putin ma anche la promessa di riproporre il dossier di adesione di Kiev e Tbilisi a dicembre. La parola, allora, passerà al nuovo inquilino della Casa Bianca e al neo Presidente Medvedev.
I due leader continueranno a discutere di scudo stellare, un progetto di cui la Russia ha ammesso l’utilità, pur restando contraria al metodo del coinvolgimento “à la carte” degli ex alleati dell’Est Europa.
Sotto il profilo operativo, le novità sono rilevanti. Innanzitutto l’Afghanistan: l’impegno di tutti i governi è stato confermato, così come il ruolo dell’Alleanza nella stabilizzazione del Paese. La Francia ed altri 11 governi hanno promesso più truppe entro l’anno, una misura considerata necessaria per fronteggiare il ritorno dei Talebani.
Infine – e di questo dato occorrerà tener conto – da Bucarest torna rinsaldato l’asse franco-tedesco. Il prossimo vertice della Nato, che segnerà anche i 60 anni dalla fondazione dell’Alleanza, sarà organizzato congiuntamente da Sarkozy e da Angela Merkel. Un modo per dire che la Germania ha bisogno di Parigi per condurre in porto le sue battaglie diplomatiche e che la Francia è pronta a rientrare in maniera piena ed organica in quelle strutture della Nato che il Generale De Gaulle non amava troppo e che abbandonò sbattendo la porta.
Un modo, altresì, per avvertire il prossimo presidente americano: l’Europa è pronta ad assumersi più responsabilità. E gli Usa saranno pronti a gestire il mondo in maniera più multilaterale?



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