Il Vertice Nato di Bucarest si è riunito a circa sette mesi dall’elezione del nuovo presidente americano e va visto anche in relazione all’incontro bilaterale immediatamente successivo di Bush con il presidente russo uscente Putin, a sua volta presente per la seconda volta alla riunione del Consiglio Nato-Russia creato nel 2002. In questo contesto di transizione, ove le decisioni prese non potevano non essere, in una certa misura, interlocutorie ed ispirate alla volontà di dialogo con Mosca, i compromessi raggiunti ed i passi avanti compiuti possono far considerare un successo il Vertice.
Come previsto, Albania e Croazia hanno visto aprirsi le porte al loro ingresso nella Nato, la cui formalizzazione è prevista per la prossima estate. La Macedonia si è invece scontrata con il veto della Grecia, per l’annosa questione del nome dello Stato. Ucraina e Georgia non hanno ottenuto l’ammissione al Membership Action Plan, l’anticamera dell’ingresso nella Nato; gli Stati Uniti ed altri 13 Paesi erano favorevoli all’ammissione; contrari erano Francia, Germania ed altri 10 Stati. Il compromesso raggiunto si basa su una dichiarazione favorevole alle aspirazioni di futura ammissione, rinviandola però ad un tempo non determinato, e sull’impegno a riesaminare la questione il prossimo dicembre. Tale soluzione appare del tutto ragionevole, considerando non solo la forte irritazione che un’immediata ammissione avrebbe suscitato a Mosca, ma anche la situazione politica interna dei due Paesi in questione. A Kiev una grossa parte dell’opinione pubblica è contraria, mentre la Georgia è tra l’altro coinvolta in questioni relative ai separatismi nella turbolenta regione del Caucaso. Sempre nella prospettiva dell’allargamento dell’area atlantica ai Balcani Occidentali, è stato approvato un Individual Partnership Action Plan di Bosnia Erzegovina e Montenegro con la Nato.
Bush ha ottenuto alcuni significativi successi. In primo luogo l’impegno di una dozzina di Paesi Nato, a cominciare dalla Francia, ma non l’Italia in attesa delle decisioni del nuovo governo, ad aumentare il proprio impegno militare in Afghanistan, la missione nella quale la Nato non può fallire. Al di là dell’aumento delle truppe impiegate, resta però irrisolto il problema strategico di fondo, che vede un’Alleanza divisa tra Paesi fortemente impegnati nel combattere i talebani (Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Olanda) ed altri (Francia, Germania, Italia), riluttanti ad uscire dai limiti del peacekeeping.
Il Vertice ha poi approvato il piano di difesa anti-missile, fortemente sostenuto dagli Stati Uniti, per contrastare possibili aggressioni di Stati “canaglia”, in primis l’Iran. Il piano sarà oggetto di discussione con la Russia, che verso di esso ha finora manifestato fortissimi sospetti, nella speranza di una nuova partnership strategica. Con la Russia, a riprova di un clima migliore rispetto al recente passato, è stato firmato un accordo per il transito attraverso il suo territorio di equipaggiamenti non militari destinati alla missione Isaf in Afghanistan.
Francia e Germania, pur guidando l’opposizione all’ammissione di Ucraina e Georgia, hanno tenuto un atteggiamento costruttivo verso gli Stati Uniti, lasciando definitivamente alle spalle la crisi delle relazioni transatlantiche che fu aggravata anche dalla personalità dei loro predecessori. Sarkozy ha confermato la prospettiva di uno storico rientro della Francia nella struttura militare integrata della Nato, dalla quale era uscita nel 1966 per decisione del Generale de Gaulle. Tale rientro è ufficialmente legato ai progressi che contemporaneamente dovrebbe compiere la politica di difesa dell’Unione Europea; precedenti dichiarazioni di Sarkozy lasciano comunque facilmente capire che Parigi chiederebbe anche maggiori ruoli di vertice nella Nato. Già all’inizio della sua presidenza, a metà degli anni ’90, Chirac aveva fatto balenare il rientro nella struttura militare, ma proprio il mancato accoglimento delle richieste francesi riguardo a ruoli di comando aveva contribuito a far naufragare la prospettiva.
Il prossimo Vertice a livello di capi di Stato e di governo avrà luogo a Strasburgo, in Francia e Kehl, in Germania, nella primavera 2009 in coincidenza con il 60° anniversario della costituzione dell’Alleanza Atlantica. Sarà quella l’occasione per un profondo ripensamento del ruolo della Nato, anche in presenza della nuova amministrazione americana.