Piena autonomia del ricercatore nel definire il progetto, un rigoroso sistema di valutazione, analogamente a quanto avviene nel resto d’Europa, e un incremento delle risorse pubbliche e degli incentivi fiscali dei privati che intendono partecipare ai finanziamenti. Queste le linee essenziali del disegno di legge del Pd in materia di sostegno alla ricerca, e presentato da Veltroni durante il suo tour elettorale. Il ddl prevede il finanziamento di 250mila euro l’anno per i progetti che saranno giudicati come eccellenti dai comitati costituiti dall’Agenzia Nazionale di Valutazione dell’Università e della Ricerca (Anvur), alla quale spetta anche la nomina di esperti per la valutazione in itinere del progetto. Il programma è riservato anche ai ricercatori stranieri, purché siano disposti a svolgere in Italia la propria attività. L’unico requisito richiesto è il possesso del titolo di dottore di ricerca, ma tale qualifica, sottolinea il ddl, non deve essere conseguito da più di otto anni, un modo per agevolare il talento dei giovani. La proposta, di cui Veltroni ha parlato in occasione della visita a un centro di ricerca in Sardegna, ha subito raccolto il plauso del premio Nobel Rita Levi Montalcini, dall’imprenditore Matteo Colaninno, candidato nelle liste del partito democratico, e dal fisico Francesco Sylos Labini.



Il sostegno alla ricerca nei programmi Pd e Pdl – La proposta di Veltroni si pone come realizzazione di uno dei punti del programma del Pd, vale a dire il sostegno alla «ricerca non finalizzata», per selezionare, come recita il programma, «1000 giovani ricercatori (italiani e stranieri) ad alto potenziale, ai quali finanziare altrettante idee di ricerca per un periodo di dieci anni, con contratti di ricerca individuali e adeguato budget per spese di progetto (spesa preventivabile: 800-1000 milioni di euro nel decennio)». Per quanto riguarda invece il programma Pdl, il capitolo ricerca e innovazione è affrontato in diversi punti. In particolare è prevista la stabilizzazione del 5xmille; la «realizzazione dei “Fondi dei fondi” per finanziare gli investimenti in ricerca sul modello di quanto realizzato in Francia»; la detassazione degli utili reinvestito in ricerca e innovazione tecnologica; la «promozione delle “cittadelle della cultura e della ricerca”, con il concorso del pubblico e dei privati, per lo studio delle eccellenze italiane e lo sviluppo di piani e strategie per la valorizzazione delle produzioni tradizionali».

(Foto: Imagoeconomica)

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