L’idea di proporre, durante una campagna elettorale, non solo slogan e concetti teorici, ma veri e propri disegni di legge da presentare e da approvare, una volta approdati al governo, è cosa più che meritevole. Ma a quanto di buono c’è nel metodo deve poi seguire anche la bontà del merito. Il disegno di legge presentato in conferenza stampa il 31 marzo scorso dal leader del Pd Walter Veltroni e da Franco Bassanini (guarda il video) ha il merito di essere una proposta concreta, e non una teorica indicazione di intenti; e ha il merito di porsi l’obiettivo di semplificare l’enorme massa di leggi che il nostro apparato istituzionale produce. Ma i meriti si fermano qui; non appena si entra nel contenuto della proposta stessa, si nota che alle dichiarazioni di intenti non fa seguito un’adeguata applicazione. Come spiega approfonditamente il contributo di Luca Antonini, cui rimandiamo, il ddl è una totale negazione del federalismo e, lungi dall’essere l’auspicato «colpo allo statalismo», si trova ad essere l’esatto contrario, cioè un «colpo di statalismo». Prevedere uno Stato che centralmente decida quali leggi regionali debbano essere o tolte o accorpate è contro ogni concezione non solo federalista, ma persino democratica del potere politico.
Il federalismo, dunque, concetto su cui tutti i politici si dicono teoricamente d’accordo, attende ancora una piena affermazione nel nostro ordinamento. La riforma del titolo V della Costituzione è sì un passo in questa direzione, ma mancano ancora elementi essenziali, come il federalismo fiscale. Inoltre rimane ancora inaccettabile l’incapacità dello Stato di valorizzare e premiare i modelli positivi di efficienza amministrativa di alcune regioni, mentre invece viene consentito ad altre realtà istituzionali locali di sperperare in modo dissennato e inefficiente il denaro pubblico. E su questi argomenti, oltre che per una valutazione del ddl sulla delegificazione, ilsussidiario.net ha intervistato l’ex Sottosegretario al Ministero del Lavoro Maurizio Sacconi e il Ministro per le riforme istituzionali Vannino Chiti.