Dei ricorrenti attacchi che il governo spagnolo porta ormai da un paio di settimane all’Italia, in attesa che venga definito il pacchetto sicurezza da parte del Governo, infastidisce soprattutto il valzer di giudizi e di smentite. Con Zapatero costretto a rincorrere i suoi ministri che si cimentano in un “al lupo, al lupo” davvero ridondante, tenuto conto che il provvedimento d’urgenza dell’esecutivo non è stato ancora stilato nella sua versione definitiva.
Certo, le questioni sul tavolo sono tutt’altro che di semplice interpretazione. L’immigrazione è sempre più materia dalle molte implicazioni sociali ed economiche, oltre che politiche. E la pressione migratoria cui è sottoposta l’Italia deve necessariamente riguardare ed interessare l’Europa intera. Non è più un mistero, difatti, che una buona parte degli immigrati che sbarcano nel nostro Paese procedono poi per altre destinazioni finali. Si tratta, quindi, di analizzare il fenomeno, di studiarne le cause e le manifestazioni, per mettere in campo una politica di ampio respiro tesa a non discriminare chi fugge da repressione, violenza politica, persecuzione ideologica e chi, invece, ritiene di poter delinquere. A questa riflessione è chiamata l’Europa tutta intera, Spagna compresa.
Di più. Madrid è stata, assieme ad Atene, la prima capitale europea a sperimentare la linea dura dell’intransigenza contro l’immigrazione clandestina. E lo ha fatto, come per l’Italia, per motivi prettamente geografici, prima che politici. La Grecia ha visto, negli anni ’90, moltiplicarsi l’afflusso di rifugiati dai Balcani e dall’Albania. La Spagna possiede territorialmente due enclaves strategiche oltre lo stretto di Gibilterra, a Ceuta e Melilla. In entrambi i casi, non sono stati sporadici i casi di un blocco armato delle frontiere o dell’espulsione senza mezzi termini di chi delinque. In questo, il Ministro Bossi, pur con i toni coloriti che lo contraddistinguono, ha ragione.
Nessuno possiede patenti di legittimità. A tutti i governi dell’UE è invece richiesto di fare la propria parte per una governance dei fenomeni migratori, profondamente mutati nell’ultimo decennio.