Cosa fa un dirigente? Prende decisioni. E si assume la responsabilità dei risultati ottenuti dalla struttura che guida e dalle persone di cui coordina e controlla il lavoro. Quando una Pubblica Amministrazione presenta numeri di dirigenti a quattro cifre (1352 all’Agenzia delle Entrate, addirittura 2196 alla Regione Sicilia), diventa difficile immaginare un’azione efficace di gestione amministrativa e di organizzazione interna. Compiti, funzioni e responsabilità risulteranno “diffuse”, impossibili da attribuire con chiarezza e quindi non valutabili. Anche perché occorrerebbero centinaia di esterni per controllare l’operato di così tanti dirigenti. L’autovalutazione diventa allora inevitabile: è il frutto di un sistema chiuso, in cui ogni singolo dirigente fissa gli obiettivi e giudica da solo le proprie capacità di raggiungerli.
Ma una vera valutazione non può che essere esterna. Esiste perciò un organismo, composto per la maggioranza (3 su 5) da docenti universitari nominati dalla Giunta, che verifica se è stato raggiunto l’obiettivo e il suo livello di efficacia. Questo è possibile anche perché il numero dei dirigenti regionali è stato drasticamente ridotto: in Lombardia nel 1995 c’erano 550 dirigenti per 4431 funzionari. Oggi i funzionari realmente in servizio sono 2871 e i dirigenti 235. Una struttura più snella, infatti, è indispensabile per mettere in campo un’amministrazione efficiente, capace di riconnettere la gestione della cosa pubblica ai cittadini. Un’amministrazione che non debba più temere la valutazione, ma riconosca il valore di uno strumento che misura l’impatto delle politiche sulla vita delle persone e favorisce la crescita di tutto il sistema.