In una tre giorni di dibattito, organizzata dalla Fondazione Italianieuropei a Marina di Camerata (Salerno), l’ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha ambiziosamente rilanciato il tema del rapporto fra religione e democrazia. D’Alema ha parlato dell’utilità di un dialogo “fecondo” tra laici e cattolici nel rispetto reciproco dei ruoli e nel “pluralismo delle idee”; ma ha anche pensato fosse doveroso mettere in guardia dai “pericoli” di un’alleanza tra Chiesa e potere.
Chiesa alleata alla destra? – In una “società smarrita”, è la tesi dell’ex vice premier, c’é stata una rinascita del sentimento religioso visto come rifugio dalle paure del dopo 11 settembre. In questo contesto la Chiesa svolge “un ruolo di supplenza” e “Todorov (filosofo francese ospite del seminario, ndr) ci ha detto che la religione in Francia torna ad essere un affare di Stato e la destra politica prende a prestito la religione come cemento della società”. Se la Chiesa è avvertita come “fattore di protezione”, la destra ha intercettato e interpretato “le paure e le attese” della società.
I problemi della sinistra democratica – L’ex ministro degli Esteri ammette che “la sinistra democratica europea ha visto con molto ritardo la novità di questo scenario” e, pensando fosse finito il voto ideologico, non ha capito che “tornava prepotentemente il voto identitario mosso da passioni e paure e non da valutazioni razionali”. Nonostante la sconfitta e l’ammissione di una politica debole, D’Alema è convinto che “noi abbiamo tante buone ragioni” e che, dopo aver passato “molti anni a decostruire” e smantellare grandi utopie come il comunismo, ora si tratta di ricostruire “muovendo passioni” e trovando soluzioni. “E’ difficile pensare – sostiene l’ex ministro degli Esteri – ad un riformismo non mosso da valori, altrimenti sarà ingegneria sociale che non reggerà la sfida”. Certo, ammette D’Alema citando uno degli ospiti, il filosofo Remo Bodei, “é un programma di lungo periodo”, che deve puntare “a restituire respiro ad una politica in grado di governare le paure, costruire le condizioni di convivenza e restituire all’Occidente una visione meno impaurita e fiduciosa”. Perché, ad esempio, la sicurezza va garantita e D’Alema si definisce “un uomo d’ordine e non del disordine”, ma va coniugata con l’integrazione e “il riconoscimento dei diritti politici” a quegli immigrati che rappresentano il 10-15% della forza lavoro, “altrimenti si ha una democrazia censitaria”.
Dialogo tra laici e cattolici, con se e ma – In questo contesto il dialogo tra laici e cattolici è proficuo e utile “se la religione non prende forme di fondamentalismo che vuole imporre il suo punto di vista, ledendo la laicità dello Stato”. Temi difficili che l’ex vice premier continuerà ad analizzare: la Fondazione Italianieuropei non farà né un “monastero benedettino”, né un “luogo di dibattito di sezione”, ma un’occasione di riflessione culturale che potrà “essere utile alle sezioni”. “Vogliamo rafforzare iniziative che rimettano in comunicazione politica e cultura. Siamo collegati alla costruzione del Pd, ma vogliamo dialogare con realtà che vanno al di là. Guai se queste iniziative avessero vocazione partitica”, conclude D’Alema, dando appuntamento al prossimo seminario.
La reazione dei cattolici del Pd – La preoccupazione messa in evidenza dall’ex vicepremier (un possibile accordo tra la Chiesa e le destre) non è piaciuta all’ala cattolica del partito, ex Popolari e teodem in testa. Poco convinti della tesi avanzata da D’Alema sono il vice presidente della Camera Rosy Bindi e l’ex ministro Giuseppe Fioroni: “Trovo singolare parlare di un simile patto – ha detto ieri il deputato del Pd in un’intervista al Corriere – proprio nel momento in cui la destra diventa una formazione politica conservatrice connessa ai poteri forti e, dalle candidature parlamentari alle scelte di governo, la tradizione dei cattolici impegnati in politica è fortemente penalizzata”.