Umberto Bossi insiste. E questa volta, davvero, non potrà traccheggiare coi tatticismi perché non ci saranno alibi. Non glielo permettono l’inerzia, e l’onere, di una messe di voti raccolti il 13-14 aprile superiore ad ogni più rosea previsione. Il nord vuole il federalismo fiscale. Tutto e subito. È stufo di miraggi e rinvii a futura memoria. Altrimenti, il pieno elettorale della Lega Nord si sgonfierà molto presto. Di qui la proposta forte, la terapia d’urto, subito esibita nel day after: “chiediamo l’attuazione del modello Lombardia su scala nazionale”, ha tuonato minaccioso il Senatur.
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L’applicazione della proposta di legge al parlamento sul federalismo fiscale varato dal consiglio regionale il 19 giugno 2007 (con la convergenza dell’allora Ulivo lombardo, per la cronaca). In sostanza: va trattenuto sul territorio l’80% dell’Iva che le aziende versano all’erario ogni anno. Il 15% dell’Irpef, e tutte le accise che riguardano tabacchi, giochi, benzine e oli combustibili. Si tratta di un bel gruzzolo che qualcuno quantifica molto prudenzialmente in almeno 50 miliardi di euro per la sola Lombardia. Berlusconi è avvisato, insomma. Peccato però che il Cavaliere (e Fini), dovranno giocoforza tenere in conto le esigenze del centrosud, che almeno sul medio termine, avrebbe una decurtazione fortissima e insostenibile dei trasferimenti dal centro, finanziati in gran parte con le tasse raccolte al nord. A dimostrarlo ulteriormente è una recente ricerca della Cgia di Mestre. Il risultato è tranchant e Berlusconi lo sa benissimo: il federalismo fiscale non conviene al sud. O almeno, a questo sud. La media nazionale della copertura della spesa corrente con i tributi propri delle regioni ordinarie, infatti, spiega la ricerca, è pari al 45,6%. Ma al nord ci sono punte di surplus molto forti (Lombardia 64,6%, Piemonte 53,7% e Veneto 53%), mentre al sud la tendenza è opposta: 31,3% in Campania, 30,2% in Puglia, addirittura 22,3% in Calabria. Il che significa che, ad esempio, una regione come la Basilicata (fanalino di coda con appena il 21,6%), per raggiungere il tasso medio nazionale che permette la gestione e l’erogazione ordinaria dei servizi e della macchina pubblica, dovrebbe o tagliare la spesa di 1.206 euro pro capite oppure alzare le tasse di 550 euro per ogni cittadino lucano. Hai voglia, dunque, a dire che, sul lungo termine, affamando la bestia, anche le regioni meridionali ne gioverebbero dal federalismo fiscale, razionalizzando la spesa e responsabilizzando i comportamenti pubblici!
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Naturalmente ci sarà un negoziato, anche la Lega dovrà scendere a qualche mediazione e le regioni del sud accelerare i comportamenti virtuosi. Ma né il Carroccio potrà svendere le ragioni di una vittoria (insieme alla sicurezza) con un piatto di lenticchie o con concessioni simboliche o troppo dilazionate nel tempo, né le clientele meridionali tapparsi all’improvviso le fauci. Il che significa che si giocherà tutto in questo scarto la partita del nuovo governo Berlusconi che ieri ha giurato al Quirinale: una Lega iper-nordista che scalcia, un Pdl alquanto meridionalizzato dopo il voto. Davvero ardua la quadratura del cerchio.
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