Finalmente un sussulto. Finalmente un giro d’orizzonte da parte di chi, piaccia o no, è stato legittimato – chi sa per quanto – a guidare le sorti del Partito Democratico. Ci voleva un invito eccellente, quello di Gianfranco Fini e della sua Fondazione Farefuturo, per accorgersi che un’opposizione c’è, benché ridotta ad un lumicino. Non è ancora chiaro se la linea è quella dello scontro con la maggioranza o del dialogo a tutti i costi. Ma sempre meglio del silenzio di queste settimane post-elettorali o delle goffe uscite su temi quali il nucleare o la sicurezza.
Il giro d’orizzonte di Veltroni ha una doppia valenza: una esterna, l’altra interna. All’esterno, serve a far capire a Berlusconi che il dialogo va bene, la disponibilità alla trattativa pure, ma “occhio a non tirare troppo la corda”. L’opposizione non può abdicare al suo ruolo, specie quando in discussione c’è l’impunità del Primo Ministro per reati tutti da verificare. Però attenzione a non perdere il contatto con la realtà. Mentre il Ministro della Difesa annunciava il dispiegamento nelle strade di 2.500 uomini per sei mesi, al massimo per un anno, Sky lanciava un sondaggio dal risultato imbarazzante: l’80% degli intervistati è a favore della misura del governo. E il PD parlava, con i suoi ministri ombra, di misura sudamericana, di Colombia e di altri improbabili paragoni.
Sul fronte interno, l’intervento di Veltroni è l’inizio della resa dei conti nel PD. Quelle espresse oggi non sono le opinioni del partito, ma di una parte di esso. Non tutti, infatti, sono d’accordo sullo sbarramento al 3% per le europee o sul ruolo della Chiesa. Per non parlare poi della accesissima polemica sulla collocazione europea del PD, che rischia di diventare un tormentone sotto l’ombrellone, mentre, in vista del rinnovo delle cariche europee, la maggioranza se la gode a candidare persone di fiducia.
Insomma, ne vedremo delle belle. Ieri si è fatto sentire il leader di un partito che non c’è. Ma ha avuto il merito di lanciare un manifesto, per ora all’inseguimento della maggioranza, che dovrà chiamare gli altri maggiorenti democratici a prendere posizioni in maniera non ambigua.