Spesso in questi giorni si è sentito parlare di criteri di accreditamento, di accreditamento d’eccellenza, ecc. Ma cosa si intende con queste affermazioni? Perché una struttura sanitaria deve “accreditarsi”? Proviamo a chiarire sinteticamente questi concetti.
L’autorizzazione risponde al diritto alla libera iniziativa, ed è il mezzo attraverso il quale si concede alle strutture preposte all’attività sanitaria la possibilità di esercitare liberamente la propria attività, in seguito alla conformità con una serie di requisiti, parametri e criteri definiti nel Dpr del 14/01/97. Qualunque nuova struttura sanitaria è impossibilitata ad operare senza aver ottenuto l’autorizzazione necessaria (che è richiesta anche quando si vuole ampliarne una già esistente). Quindi sostanzialmente l’autorizzazione è un “passaggio obbligato”, senza il quale una struttura sanitaria non è autorizzata a svolgere alcun tipo di attività di carattere sanitario e assistenziale, come recita il D.lgs. 502/92: «l’autorizzazione è obbligatoria per tutte le strutture pubbliche e private che intendono esercitare attività sanitarie, da rilasciarsi previo accertamento della conformità a definiti requisiti minimi strutturali, tecnologici e organizzativi stabiliti a livello nazionale con un atto di indirizzo e coordinamento».
L’accreditamento istituzionale (introdotto con la legge 502/92, ripreso nel Dpr del 14.1.97 e rivisitato con il D.lgs. 229 del 19.6.99) invece, è un processo di selezione obbligatorio delle strutture sanitarie che valuta la conformità con i requisiti richiesti dalla normativa vigente e autorizza o meno una struttura ad operare all’interno e per conto del Sistema Sanitario Nazionale: questo è anche l’elemento che lo distingue dall’autorizzazione, che non rilascia da sola la possibilità di operare per conto del Ssn.
L’accreditamento istituzionale risponde alla necessità di organizzare il Ssn e i singoli sistemi regionali (che hanno la facoltà, entro una cornice di norme condivise, di organizzare l’accreditamento regionale in modo autonomo) secondo garanzie di qualità, tenendo conto delle effettive esigenze della popolazione, dei livelli di assistenza da garantire e della disponibilità reale di risorse economiche. Inoltre dovrebbe garantire una certa congruenza dell’attività delle strutture con i principi regolatori del Ssn.
Sicuramente l’accreditamento istituzionale è uno strumento necessario per garantire che vi siano dei criteri minimi soddisfatti, però non è lo strumento adeguato e sufficiente a promuovere un miglioramento continuo delle strutture sanitarie; inoltre, i diversi modelli organizzativi con i quali nelle diverse Regioni l’accreditamento è stato implementato hanno fatto emergere notevoli differenze a livello regionale che sono sotto gli occhi di tutti.
Proprio per promuovere un miglioramento costante delle strutture sanitarie si sono sviluppate forme di accreditamento volontario (o d’eccellenza), che può essere definito un procedimento nel quale un soggetto, di solito non governativo, staccato e distinto dalla struttura richiedente, valuta un’organizzazione sanitaria secondo determinati standard individuati come fondamentali per il miglioramento della qualità. L’aspetto fondamentale di questa tipologia di accreditamento è la sua volontarietà. Altri aspetti che caratterizzano l’accreditamento d’eccellenza sono: la possibilità di creare una sorta di comparazione e di incentivo al miglioramento reciproco tra le strutture che aderiscono a questo tipo di valutazione secondo standard e parametri d’eccellenza; il ruolo cruciale che assumono le associazioni professionali nella definizione e nella scelta degli standard e dei criteri di valutazione; l’indipendenza degli enti che valutano le strutture (sia dalle strutture che vanno a valutare, sia dagli enti governativi); l’aggiornamento e la revisione periodica degli standard di valutazione; l’attività di consulenza e di formazione degli operatori (che molti di questi enti che promuovono accreditamento d’eccellenza mettono a disposizione delle strutture sanitarie richiedenti, come strumenti per poter soddisfare gli standard richiesti); infine, il cambiamento di mentalità che lo sviluppo di questi programmi può generare nelle persone che operano in sanità.
L’auspicio è che l’accreditamento istituzionale possa essere affiancato, come supporto, da forme di accreditamento d’eccellenza che permettano di sviluppare maggiormente la tensione al miglioramento continuo e costante delle strutture e del sistema nel suo complesso: esistono nel nostro Paese esempi di questo tipo di collaborazione (sia a livello di sistema sanitario regionale che di singole strutture sanitarie) che testimoniano l’utilità di percorrere questa strada.