Quello tra il Papa e il nuovo presidente del Consiglio è un incontro di tipo istituzionale; però a nessuno è sfuggita la particolarità del contesto in cui questo incontro si è svolto. Quali sono stati secondo lei le condizioni che hanno reso così importante e atteso questo incontro tanto da non registrarlo come semplice routine internazionale?



No, non è stata routine perché io credo che da parte del Vaticano ci sia stata una forte attenzione ai risultati delle elezioni politiche di aprile, che hanno consegnato all’Italia un quadro politico più nitido con un’affermazione di una maggioranza che offre l’idea di un sistema politico finalmente maturo, in grado di affrontare i problemi del Paese, e anche di dare garanzie al Vaticano sul fatto che si possano definire politiche su cui la Chiesa è sensibile. Mi riferisco alle politiche della scuola, dell’educazione, ma anche delle politiche verso la famiglia e sui temi etici. Questa maggioranza dà al Vaticano l’impressione di essere in grado di poter affrontare i problemi urgenti in modo più efficace di quanto sia accaduto in passato. Da parte di Berlusconi, è logico, c’é la volontà di avere un rapporto positivo con la Chiesa e questo fa parte della concezione di Berlusconi, che ritiene la Chiesa un interlocutore estremamente rilevante nel suo progetto complessivo di governo.



Come influirà questo incontro nell’attività dell’esecutivo almeno nel prossimo futuro? Come potrà incidere sull’agenda di governo?

Berlusconi oggi ha detto che intende agire in modo che la Chiesa si senta soddisfatta del suo governo. Penso che il governo italiano farà le sue scelte in modo laico, discutendo, dialogando, facendo propri alcuni valori che la Chiesa e il mondo cattolico esprimono, ma decidendo in base a quella autonomia della sfera politica che è fondamento della laicità. Però non mi sfugge che Berlusconi interpreta un approccio nuovo ai principi di fondo della laicità, non ha paura di discutere francamente con la Chiesa, di confrontarsi con i valori che la Chiesa rappresenta. Da questo punto di vista dobbiamo aspettarci un governo in cui le vecchie categorie di clericalismo e di laicismo vengono superate di slancio, senza che venga superato il principio della laicità. Tutto questo viene interpretato in una cornice nuova , più moderna, più adatta a un Paese in cui la questione cattolica, intesa nel modo tradizionale in cui è stata vissuta per molti anni, non esiste più. Esiste un modo laico di interpretare le scelte del governo, e nessuna paura o ritrosia di confrontarsi con la Chiesa e di far propri anche i valori che la Chiesa rappresenta. Ci possiamo aspettare delle scelte innovative da parte del governo nel campo della tutela della famiglia, della persona e dei valori eticamente sensibili.



Stando al comunicato stampa conclusivo diramato dalla Santa Sede, gli argomenti su cui il Papa si è soffermato sono stati quelli trattati nell’assemblea della Cei. Secondo lei il governo potrà andare incontro alle richieste della Santa Sede su tutti gli aspetti, anche sul versante più spinoso e dibattuto del sostegno alla libertà di educazione, e quindi alla parità scolastica?

Il governo anche sotto quest’ultimo aspetto citato farà di più di quello che avrebbe potuto fare un governo di centrosinistra. In questo senso Berlusconi, che guida una maggioranza piuttosto coesa e sensibile a questi temi, ha le mani libere, e potrà quindi fare molto di più di quanto hanno fatto altri governi. Questo è un aspetto importante, a cui la Chiesa è più attenta, ma ce ne sono altri. Non voglio dimenticare che anche nel discorso dell’immigrazione clandestina e sul tema della sicurezza la Chiesa ha qualcosa da dire e l’ha detto nei giorni scorsi, e questo spiega la maggiore prudenza di Berlusconi sul tema dell’immigrazione clandestina. Io penso che ci sia una capacità di influenza notevole della Chiesa in questo contesto e ci sia un’attenzione da parte del governo italiano ai temi posti dalla Chiesa. Ciò che poi credo sia importante – e questo è un altro degli aspetti su cui c’é interesse da parte della Chiesa – è che il sistema politico italiano si rinnovi attraverso un processo di riforme che coinvolga anche l’opposizione. Perché se c’é una cosa su cui mi sembra che l’incontro di ieri abbia segnato una esigenza è che la Chiesa favorisce, per quanto possibile, una forma di dialogo e collaborazione all’interno del sistema politico italiano tra maggioranza e opposizione. Questa è resa più facile dal fatto che l’estrema sinistra è fuori dal Parlamento. Il Papa ha parlato di «gioia» per il nuovo clima politico, che significa favorire per quanto possibile, la prosecuzione e lo sviluppo di questo dialogo tra una solida maggioranza, quella espressa da Berlusconi, e l’opposizione. Da questo può scaturire un processo di rinnovamento delle istituzioni che sembra necessario a tutti.