Ci risiamo: Famiglia Cristiana torna ancora all’attacco, e pesantemente, con giudizi perentori sull’attualità politica. Nel mirino questa volta il ministro Maroni: la sua è addirittura un «proposta indecente».
Il settimanale dei Paolini se la prende anche con il premier, e con la presidente della Commissione per l’Infanzia Mussolini, ricordando le leggi contro gli ebrei fatte approvare dal nonno Benito. E boccia «senza appello al loro primo esame i ministri “cattolici” del governo del Cavaliere».
Accuse pesanti come macigni. «Per loro – si legge nell’editoriale che sarà in edicola con il prossimo numero – la dignità dell’uomo vale zero. Il principio della responsabilità di proteggere (cioè, il riconoscimento dell’unità della famiglia umana e l’attenzione per la dignità di ogni uomo e donna), ampiamente illustrato da papa Benedetto XVI all’Onu, è carta straccia. Nessuno che abbia alzato il dito a contrastare Maroni e l’indecente proposta razzista di prendere le impronte digitali ai bambini rom». Non solo l’ipotesi è inaccettabile. Ma com’è formulata non contiene neanche provvedimenti per la tutela dei minori nomadi che, nelle dichiarazioni pubbliche, gli autori della proposta dicono di voler tutelare. «Avremmo dato credito al ministro – prosegue infatti il giornale – se, assieme alla schedatura, avesse detto come portare i bimbi rom a scuola, togliendoli dagli spazi condivisi coi topi. Che aiuti ha previsto? Nulla. Il prefetto di Roma, Carlo Mosca, s’è rifiutato di schedare, il presidente del Veneto, Galan, ha parlato di “fantapolitica”, ma il ministro non arretra d’un millimetro».
Ma se per i cattolici l’atteggiamento del ministro leghista è una sorpresa, «non stupisce, invece, il silenzio della nuova presidente della commissione per l’Infanzia, Alessandra Mussolini (non era più adatta Luisa Santolini, ex presidente del Forum delle famiglie? – si chiede l’editorialista dei Paolini), perchè le schedature etniche e religiose fanno parte del Dna familiare e, finalmente, tornano a essere patrimonio di governo».
E il presidente del Consiglio? «Permetterebbe che agenti di polizia prendessero le impronte dei suoi figli o dei suoi nipotini?», ci si domanda nell’articolo. Il settimanale lamenta che «a sessant’anni dalle leggi razziali», l’Italia non abbia ancora «fatto i conti con le sue tragiche responsabilità», in particolare, «non li ha fatti il centrodestra al governo, se un ministro propone il concetto di razza nell’ordinamento giuridico». E così «uno Stato di polizia mostra il volto più feroce a piccoli rom, che pur sono cittadini italiani. La schedatura di un bambino rom, che non ha commesso reato, viola la dignità umana. Così come la proposta di togliere la patria potestà ai genitori rom è una forzatura del diritto: nessun Tribunale dei minori la toglierà solo per la povertà e le difficili condizioni di vita», sostiene l’editorialista.
Per Famiglia cristiana, ovviamente, «è giusto reprimere, con forza, chi nei campi nomadi delinque, ma le misure di Maroni non servono a combattere l’accattonaggio (che non è reato). C’è un solo modo perchè i bambini rom non vadano a rubare: mandarli a scuola. Qui, sì, ci vorrebbe un decreto legge perchè, ogni mattina, pulmini della polizia passassero nei campi nomadi a raccoglierli. Per la sicurezza sarebbero soldi ben spesi». E le impronte? «Cominciamo dai nostri figli – propone il settimanale cattolico – ancor meglio, dai parlamentari: i cittadini saprebbero chi lavora e chi marina, e anche chi fa il furbo, votando al posto di un altro. L’affossa-“pianisti” sarebbe l’unico “lodo” gradito agli italiani».