È molto difficile ipotizzare il futuro della legislazione regionale abruzzese dopo che è esplosa, in tutta la sua gravità, la bufera giudiziaria cha ha decapitato la Giunta regionale, con gli arresti del presidente Ottaviano Del Turco e dei suoi più stretti collaboratori, di funzionari regionali e manager Asl (in tutto 35 persone coinvolte), con la pesantissima accusa di tangenti nell’ambito della seconda trance della cartolarizzazione dei debiti della sanità.
Qualcosa di più preciso, anche se non definitivo, si saprà oggi a Pescara dove il vice presidente, Enrico Paolini, che come da nuovo Statuto, ha assunto i poteri, sospesi per impedimento al presidente Del Turco, avrà un summit molto approfondito con i vertici della struttura tecnica regionale.
Di sicuro il Partito Democratico abruzzese è sotto choc: lo scorso 3 luglio il sindaco di Pescara, nonché segretario regionale del Pd Luciano D’Alfonso ha ricevuto informazioni di garanzia in cui si ipotizzano i reati di corruzione, concussione, truffa aggravata e falso ideologico. Ieri il terremoto firmato dalla Procura di Pescara che ha portato all’arresto del presidente regionale Ottaviano Del Turco, ex sindacalista e ministro e di altri esponenti del partito.
«A questo punto non escludiamo il ricorso alle urne», ha detto l’Onorevole Giovanni Lolli (Pd). A puntare subito su nuove elezioni sono anche l’Idv con Mascitelli e la Destra di Storace, oltre al centrodestra.
Ma il clima nel centrosinistra è a dir poco teso: per Paolini sarà difficile gestire la situazione della Giunta che ha tre componenti in meno: il presidente Del Turco e gli assessori Antonio Boschetti e Bernardo Mazzocca. L’assessore in quota a Rifondazione Betti Mura si è dimessa; l’Idv, attraverso il coordinatore regionale e senatore, Alfonso Mascitelli, ha annunciato l’uscita dalla maggioranza e il ritiro dell’assessore di riferimento Augusto Di Stanislao.
Lolli ha poi aggiunto: «L’immagine che esce di certi arrestati non corrisponde finora all’idea che mi ero fato di loro. Certo mi riferisco a Del Turco, non riesco a vederlo in quella chiave». Il ricorso alle urne potrebbe rivelarsi una batosta per il Pd? «Non solo non lo temiamo, ma è l’ultimo dei nostri problemi – ha concluso l’esponente del Pd – sarebbe più grave il contraccolpo nella gente abruzzese, non vorrei che subentrasse sfiducia e rassegnazione».
I vertici regionali del partito di Veltroni hanno lasciato ad una nota ogni commento: «Il Pd è nato per affermare il rispetto delle regole e della legalità. Anche per questo la gravità dei fatti contestati ci colpisce e ci ferisce profondamente».
«Piena fiducia nella magistratura che sta operando con la massima attenzione e rispetto per i diritti delle persone coinvolte», ha detto invece Lanfranco Tenaglia, ministro della Giustizia del governo ombra del Pd e abruzzese.