Oggi alla Camera ci sarà il voto di fiducia sul maxi emendamento alla manovra finanziaria, in un’atmosfera resa incandescente non solo dalle polemiche dell’opposizione, ma soprattutto dall’agitazione dei sindacati.
Il testo nelle sue linee generali ricalca quello uscito dalle Commissioni. Poche le modifiche importanti arrivate con gli emendamenti, ma su tutte spicca il «giallo» delle risorse per i contratti degli statali. A scatenare la polemica, quello che è sembrato essere un taglio di 400 milioni dei fondi accantonati per i rinnovi dei contratti pubblici per il triennio 2009-2011: il governo ha negato il taglio, assicurando che i soldi «dirottati» sono altri e che le risorse per i contratti non vengono intaccate, ma i sindacati sono in allarme e promettono un «settembre caldo».
Dopo il voto scontato alla Camera, la palla passerà al Senato, con un rush finale la cui tempistica ha subito innescato le polemiche di un’opposizione che, rassegnata alla fiducia, non intende lasciar scorrere il testo senza il tempo di poterlo esaminare e correggere attraverso un fuoco di fila di interventi sull’assenza di provvedimenti che tutelino il potere d’acquisto di pensionati e lavoratori dipendenti. Per evitare un voto agostano, del resto, i tempi sono strettissimi. E potrebbero addirittura non esserci.
Proprio in Senato poi, se governo e maggioranza dovessero puntare dritto a una chiusura prima di agosto, i tempi per un esame da parte della Commissione bilancio diventano incerti. Questo – come spiega l’ex presidente della Commissione Enrico Morando (Pd) – per l’opposizione sarebbe un fatto gravissimo. «Contrariamente ad altre occasioni simili – afferma infatti Morando – questa volta c’è il rischio reale che non si abbia il tempo di vedere il testo in Commissione. Sarebbe la prima volta nella storia delle manovre finanziarie che uno dei due rami del Parlamento non tocca il testo in nessun aspetto. Non è mai accaduto».