Sembra imminente da parte del governo il varo del federalismo fiscale. I teorici del vecchio statalismo hanno già cominciato a ripetere che aumenterà la spesa pubblica complessiva, incentiverà la creazione di nuova burocrazia, spezzerà il Paese tra regioni ricche e povere, aumenterà il malaffare.
Anche i bambini, invece, possono capire che il primo rimedio all’inefficienza della macchina pubblica è non ripianare gli sprechi a chi li fa. Oggi invece, con il finanziamento alle Regioni in base alla spesa storica, chi più spende più è premiato e chi ha gestioni virtuose è penalizzato. Il rimedio non è, come vorrebbe qualcuno, tornare al centralismo. Gli sprechi centrali sono enormi e sotto gli occhi di tutti: in questi anni si è superata la cifra di due milioni di dipendenti statali a livello centrale a tempo indeterminato (in Spagna sono poco più di 500.000).
Federalismo, autonomia e responsabilità non sono mai veramente cominciate perché le Regioni non sono responsabili finanziariamente dei loro atti. Il federalismo fiscale, attuato insieme a sistemi di valutazione e controllo, può essere uno strumento in tal senso.
E non si dica che le Regioni più povere sarebbero svantaggiate. Cosa si potrebbe fare infatti in termini di necessaria perequazione tra Regioni se si recuperassero le immense somme oggi sprecate in un assistenzialismo dove spesso si annidano anche fenomeni di illegalità?
Certo, il federalismo fiscale deve considerare alcuni principi cardine. Occorre un criterio di finanziamento basato sul costo standard delle prestazioni, in modo da sollecitare gli enti che hanno costi superiori a politiche che tendano all’efficienza. È importante inoltre che alle Regioni e agli enti locali sia assegnata una adeguata autonomia impositiva, sia riguardo ai tributi propri che a quelli ceduti.
Occorre infine che il federalismo fiscale diventi uno strumento utile a sviluppare politiche innovative di attuazione della sussidiarietà orizzontale che, in quanto fondata sulla scelta della gente, è l’unico rimedio al malaffare. Allora potrà accadere che i cittadini, che secondo il Rapporto sulla sussidiarietà 2007 vogliono il federalismo e il federalismo fiscale, tornino ad accordare quel consenso che oggi, sempre secondo il medesimo Rapporto, non sembrano voler più concedere a quelle Regioni che si prendono le loro responsabilità solo a metà.



(Pubblicato su Il Giornale del 19 Luglio 2008)
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