Il Presidente della Camera Gianfranco Fini ha scelto la testata francese Politique Internationale per declinare la sua idea di federalismo: serve il semipresidenzialismo per bilanciare la riforma federale, sarebbe utile l’elezione diretta del Capo dello Stato. La sortita dell’ex leader di An lascia fredda la Lega nord, che con Roberto Calderoli si limita a commentare: vedremo a gennaio, ma nella bozza Violante il semipresidenzialismo non c’è.
«Non temo il federalismo fiscale», sostiene Fini, ma «occorrerà naturalmente individuare strumenti che non penalizzino le regioni meridionali». Ma Fini guarda ancora più in là: «È opportuno sottolineare che la riforma deve essere vista nel suo insieme, evitare è che possano determinarsi squilibri all’interno del sistema. L’elezione diretta del capo dello Stato può essere un fattore di bilanciamento al federalismo». Il presidente della Camera suggerisce di ripartire dalla «bozza di riforma in senso semipresidenziale approvata a suo tempo dalla Bicamerale presieduta da Massimo D’Alema».
Bozza contro bozza, è il caso di dire, visto che Calderoli contrappone a Fini quella Violante: «In quella bozza il semipresidenzialismo non c’è, ma c’è il rafforzamento dei poteri del premier e un Parlamento rafforzato per fare da contrappeso: a gennaio, quando ci arriveremo, vedremo».
Dalle parti del Pdl sponda FI, però, fanno notare come difficilmente i progetti di Fini, agenda di governo alla mano, riusciranno ad andare in porto. La Lega punta sulla possibilità che a settembre l’esecutivo licenzi il ddl di riforma costituzionale, al quale già si sta lavorando. Per queste ragioni difficilmente il Carroccio accetterebbe di stravolgere i piani e allungare i tempi per affiancare al federalismo un modello semipresidenziale.



(Foto: Imagoeconomica)

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