La notizia arrivata nella serata di ieri è una delle più liete degli ultimi anni. La liberazione di Ingrid Betancourt regala al Mondo intero il trionfo della dignità della persona contro tutti i soprusi dell’ideologia e del potere. Dietro la liberazione arrivata grazie a un blitz dei militari colombiani, si registra la vittoria della linea della fermezza del Presidente Uribe e di quella parte della comunità internazionale compresa l’Unione europea che non ha mai ceduto agli approcci ambigui dei fiancheggiatori del terrorismo e di improbabili alternative ad una vera forma del dialogo, quello basato sulla verità e sul rispetto della persona. Ingrid Betancourt è la dimostrazione vivente del fatto che la dignità umana viene prima di tutto e non può essere calpestata per nessuna ragione, che il nostro ideale di libertà è più forte di chi come in Colombia calpesta l’uomo in nome di un progetto di potere.
«Ringrazio innanzitutto Dio e la Vergine e tutti coloro che hanno avuto compassione e pietà di noi ostaggi. Ho tanto immaginato quando avrei potuto riabbracciare mia madre. Potevamo soltanto sperare in voi, colombiani. Grazie a tutti voi che nel mondo ci avete accompagnati e che ci avete mantenuti vivi perché sei sempre vivo se il mondo non ti dimentica».
«Grazie all’esercito, per questa operazione impeccabile, veramente perfetta. Oggi quando mi sono svegliata alle 4 del mattino ho preso il diario e mi sono raccomandata a Dio sperando che sarebbe arrivato presto questo giorno di liberazione». Se queste prime dichiarazioni di Ingrid Betancourt subito dopo essere tornata in libertà possono sembrare in apparenza la naturale reazione di chi non è rimasto privo della propria libertà per sei interminabili anni, in realtà evidenziano un’anomalia non da poco, soprattutto se andiamo a guardare le origini e il background della Betancourt e se confrontiamo la sua reazione con la reazione di altri prigionieri provenienti dalla sua stessa area politica. Durante questi sei anni, Ingrid Betancourt è stata ritenuta ed esaltata dalla sinistra di tutto il mondo e soprattutto dai Verdi come un simbolo del progressismo che ha come cardini la negazione di Dio e un pacifismo ideologico e astratto, che a prescindere si scaglia contro tutto ciò che è militare. Con due sole frasi Ingrid Betancourt sembra dare una smentita generale: solo due i suoi ringraziamenti, a Dio (la Bibbia era il suo unico lusso) e al suo esercito. Un fatto innegabilmente strano che diventa ancora più anomalo associato al fatto che la notizia della liberazione della donna politica colombiana è stata accolta con sollievo e soddisfazione dai principali capi di Stato e di governo dell’America Latina. Tutti tranne uno, il Presidente venezuelano Hugo Chavez, simbolo odierno del comunismo in America latina che, nonostante abbia svolto un ruolo di mediatore durante altri rapimenti, si è chiuso nel silenzio, addirittura il giornale colombiano di sua proprietà non ha neppure divulgato la notizia.