Il governo scivola su un emendamento del Pd al decreto “milleproroghe”, un provvedimento omnibus che prevede una serie di misure tra le quali un intervento sul credito d’imposta per le imprese che investono al Sud.
La modifica al testo, passata per soli quattro voti di scarto, riguarda le quote annuali di biocarburanti e altri carburanti rinnovabili che devono essere immesse in commercio rispetto alla benzina e al gasolio. Un emendamento presentato da Giuseppina Servodio del Pd e che, ironia della sorte, i democratici sarebbero stati disponibili a ritirare in caso di accoglimento da parte del governo come ordine del giorno.
A pesare nel voto che vede la maggioranza battuta, sono soprattutto le assenze: non c’erano 31 membri del governo, secondo il calcolo di Emerenzio Barbieri; in tutto, 95 deputati della maggioranza (un quarto di quelli del Pdl, un terzo di quelli della Lega). Ma c’é anche il segnale dell’Mpa, che vota con l’opposizione; insieme a due astensioni e due sì nelle file del Carroccio.
Ora il provvedimento, che ha avuto il via libera di Montecitorio in serata, deve tornare al Senato ma si dovrà affrontare una corsa contro il tempo visto che va convertito entro il 2 agosto e che la Camera Alta è impegnata anche sulla manovra economica.
A questo punto è probabile che il “milleproroghe” rivisto abbia una corsia preferenziale con un passaggio veloce in commissione e l’approdo in Aula al Senato già oggi pomeriggio. Domani, invece, Palazzo Madama sarà impegnato sulla manovra ed è quasi certo che venga messa la fiducia. A quel punto il decreto sulla finanziaria, modificato in alcune parti a partire dagli assegni sociali, tornerà alla Camera per essere votato entro sabato mattina o, al massimo, la prossima settimana (e questo dipenderà dalla velocità con la quale il Senato darà il suo via libera al testo).
Il via libera alla modifica da parte dell’Aula è stato accolto con un applauso dai banchi dell’opposizione. «È evidente – ha detto il capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro – che tutte le volte che questa maggioranza affronta il Parlamento non riparandosi dietro al voto di fiducia non regge la sfida». Mentre l’Udc in Aula, con Pier Ferdinando Casini, chiede che a questo punto si metta mano a una modifica più complessiva a Palazzo Madama. «Visto che il testo deve comunque tornare in Senato – ha suggerito il leader dell’Udc – facciamo qualche necessaria modifica che lo renda pienamente applicabile senza correzioni, facendo un servizio alla qualità dei testi normativi». Richiesta respinta dal governo.
Il Pdl, in ogni caso, derubrica la questione a “incidente”, non determinato, come ha spiegato il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto «dalla Lega, ma dall’orientamento di alcuni membri della commissione agricoltura sul merito dell’emendamento. E quindi senza risvolti politici». E anche la Lega, con Roberto Cota, ha fatto notare che si tratta di una «correzione di carattere minimale e non vi à alcun rischio di decadenza» del decreto. Ma l’Mpa ha specificato di aver votato con l’opposizione «a favore del mondo agricolo» di fronte alla «sordità del governo» che non ha accettato di far diventare la modifica ordine del giorno.