Ancora un attacco dall’Europa alla politica del Governo italiano su immigrati e nomadi.
Questa volta lo “schiaffo” arriva dal rapporto del commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, che, dopo una visita di due giorni in Italia (a giugno), ha espresso forte preoccupazione per le misure di contrasto all’immigrazione e per gli atti di violenza contro i campi nomadi senza un’adeguata tutela da parte delle forze dell’ordine.
Il Ministro Maroni ha scelto la comunicazione alla Camera per replicare duramente e schierarsi a difesa delle forze di polizia: «Respingo con indignazione le accuse secondo cui le violenze nei campi nomadi in Italia sarebbero avvenute senza che vi fosse protezione da parte delle forze di polizia, che a loro volta avrebbero condotto raid violenti contro insediamenti. È una falsità clamorosa, la polizia non ha mai tenuto comportamenti di questo genere. Dica il commissario
quando ciò è avvenuto».
Da parte sua, l’opposizione continua ad esser critica. «Da sempre – è il commento di Antonio Di Pietro – abbiamo detto che sull’immigrazione si é voluta lanciare una politica della paura e dell’angoscia». E Claudio Fava (Sinistra democratica), sottolinea che «da quando Berlusconi è a capo del governo, l’Italia è tornata a far notizia nell’opinione pubblica internazionale solo per le reprimende e le denunce della comunità e delle istituzioni europee».
La maggioranza fa invece quadrato su Maroni. Margherita Boniver (Pdl) definisce le preoccupazioni del Consiglio d’Europa «la classica montatura pilotata, ispirata e scodellata dalla sinistra per infangare il governo Berlusconi».
Ma a difesa del Governo si schiera anche l’eurodeputata ungherese di entnia rom Livia Jaroka, iscritta al gruppo del Ppe. Secondo Jaroka la decisione del governo italiano di estendere la raccolta delle impronte digitali a tutta la popolazione italiana dal 2010 supera ogni polemica. L’eurodeputata sottolinea che il censimento è «necessario» per dare una cittadinanza «a quei bambini e immigrati che non hanno assolutamente alcun documento».
Tuttavia, a lungo termine l’integrazione dei rom potrà realizzarsi soltanto attraverso l’offerta di posti di lavoro, sottolinea Jaroka. «Questo renderà i rom dei cittadini contribuenti», ha affermato l’eurodeputata, secondo cui negli ultimi anni la Commissione europea ha trascurato il problema.