Lo dovessimo sintetizzare in una frase, questo G8 apertosi ieri a Hokkaido, potremmo dire: temi forti sul tavolo, partenza in sordina e nel finale la sparata da fuochi artificiali.
Comincia in modo strano questo G8 dai grandi numeri. In teoria è un G8, ma in verità sono presenti in Giappone le delegazioni di ben 22 Stati, nonché i presidenti di ONU, Unione Africana e World Bank. Oltre agli 8 paesi più industrializzati, infatti, sono state convocate anche le “seconde file”, tra cui Cina, Brasile, India e Sud Africa, e 7 paesi africani (tra cui il già citato Sud Africa). I temi da trattare sono assolutamente globali, e una buona dose di realismo ha fatto sì che gli 8 allargassero il tavolo dei partecipanti per rendere quest’incontro il più possibile capace di porre in essere politiche efficaci su scala planetaria.
È il Giappone lo stato che quest’anno ospita i vari appuntamenti dei Grandi 8. Si è ripartiti ieri per l’ultimo dei vari meeting, quello dei Capi di governo, dopo i successi sul nucleare confezionati dal G8 dei Ministri degli esteri riunitosi 2 settimane fa. Allora si è discusso di nucleare e di non proliferazione atomica, ed i risultati raggiunti sono stati incoraggianti: innanzitutto la compattezza dei G8, inclusa la Russia, nel sottoscrivere dichiarazioni finali decise in cui non si lasciava molto margine di discussione sulle politiche atomiche di Corea del Nord e Iran. In secondo luogo si registrò la dichiarazione della Corea del Nord di riorientare sugli scopi civili ed energetici e non su quelli militari i propri sforzi sull’energia atomica.
L’ultimo meeting di questi incontri giapponesi si è aperto ieri notte ad Hokkaido, nel nord del Giappone, terminerà il 9, ed è il tavolo più prestigioso, vale a dire quello dei Capi di governo. Temi forti sul tavolo, perché il prezzo del petrolio sempre più galoppante, l’aumento dei prezzi dei cereali e dei beni primari per l’alimentazione, l’inflazione globale e la crisi finanziaria che non accenna a terminare non sono inezie. Anche il Papa, all’angelus di Castelgandolfo, si è soffermato sulla crisi dei prezzi attuale, condannando quelle speculazioni che hanno messo in ginocchio le economie più fragili del pianeta e affamato le loro popolazioni, e ha richiamato i paesi più ricchi ad uno sforzo coordinato di intervento in sostegno di chi sta già attraversando una crisi alimentare fortissima. In agenda, ad Hokkaido, c’è anche il problema della riduzione delle emissioni inquinanti, con il Giappone desideroso di raggiungere un impegno finale significativo da parte di tutti, e di far meglio di quanto fece Angela Merkel, l’anno scorso, al G8 tedesco, quando su tale tema non riuscì a strappare alcuna conclusione significativa.
Tuttavia partenza in sordina, perché la giornata di oggi si è fondamentalmente risolta in un nulla di fatto. Oggi ci si è dedicati principalmente all’incontro tra i Grandi 8, i Paesi africani invitati (Algeria, Etiopia, Ghana, Nigeria, Senegal, Sudafrica e Tanzania), Ping (presidente dell’Unione Africana), Ban Ki Moon (presidente delle Nazioni Unite) e Zoellinek (presidente della World Bank). L’incontro aveva due oggetti: la crisi dello Zimbawe, paese in cui l’attuale capo del governo si è riconfernato al potere in patente violazione della legge elettorale, e la crisi alimentare. Ecco allora i fuochi d’artificio: il Presidente della Commissione europea, Barroso, ha affermato di voler stanziare diverse centinaia di milioni di euro della PAC, politica agricola comunitaria, che avanzerebbero per gli anni 2008 e 2009. Un totale superiore ai 1000 milioni di euro da destinare subito per contrastare la crisi mondiale. La posizione definitiva sul punto non è stata raggiunta; il Senegal, nel frattempo, ha dichiarato di preferire interventi su infrastrutture piuttosto che soldi.
Oltre al tavolo principale oggi si sono consumati molti incontri informali tra i vari Capi di governo. Bush e Berlusconi hanno parlato per un’oretta; poi, il Presidente americano G. W. Bush, che ieri festeggiava il suo 62° compleanno e che è al suo ultimo G8, si è intrattenuto in un lungo colloquio col neopresidente russo, Medvedev, al suo primo G8, invece. Al termine dell’incontro i due hanno riconfermato la posizione forte e convergente verso Iran e Corea del Nord già espressa due settimane fa, le divergenze lievi sulla politica russa in Georgia, ed un forte contrasto, invece, sul progetto statunitense di scudo spaziale; in particolare Medvedev ha lamentato l’inopportunità della proposta USA fatta alla Lituania, Paese confinante con la Russia, di impiantare alcune installazioni statunitensi dello scudo spaziale.
Vedremo cosa succederà comunque nei prossimi due giorni, nei quali si dovrebbe trattare anche dei progetti (ambiziosissimi) di abbassamento delle emissioni inquinanti tanto cari a giapponesi e tedeschi. Tali temi ci sembrano destinati a naufragare, stretti tra l’impossibilità a conciliare le grandi pretese del Giappone e le richieste americane di una politica ecologica più diluita nel lungo periodo da una parte, e dall’altra una crisi dei prezzi globali che va affrontata di petto e urgentemente. Ad ogni modo, staremo a vedere: il G8 è appena cominciato.
(Sante Pollastro)