La prima reazione di fronte alla strage di innocenti che ha avuto luogo in Ossezia negli ultimi tre giorni, dove qualche migliaio di persone è rimasto ucciso dalle armi russe e georgiane, è un appello al senso di responsabilità dei due governi affinché mettano subito la parola fine agli scontri armati per il controllo della regione caucasica.



Per capire quello che sta succedendo, senza andare troppo indietro nel tempo, è sufficiente ricordare che gli Osseti del Sud, da secoli in guerra con i georgiani, approvarono quasi all’unanimità il referendum del 12 novembre 2006, optando per l’indipendenza dalla Georgia.

Il referendum fu estremamente popolare, con una percentuale di vittoria tra il 98-99% delle preferenze. I critici internazionali hanno affermato che la mossa avrebbe potuto aggravare le tensioni regionali, e il governo di Tbilisi accuratamente non ne riconobbe l’esito.



Il 13 novembre, Terry Davis, capo del consiglio d’Europa a 46 nazioni, definì il referendum sull’indipendenza come «non necessario, inutile e ingiusto» perché alle persone di etnia georgiana non fu concesso il diritto di votare.
Questo insieme alla presenza di soldati russi definiti “peacekeepers” che sono presenti da anni nella regione, ha dato vita a ulteriore instabilità e tensione.

Auspico che Russia e Georgia capiscano che quella diplomatica è la soluzione migliore per entrambi, e auspico altresì che l’Unione Europea svolga nel migliore dei modi il suo ruolo che non è mai stato così fondamentale, ruolo che le appartiene grazie all’antica amicizia e alla proficua collaborazione che negli anni ha portato avanti con entrambe le parti. Entrambi hanno la certezza che le proposte europee non hanno altro fine se non quello di creare le condizioni per una pace internazionale che è precondizione per un benessere duraturo per i cittadini. Per questo rimane la speranza di una soluzione pacifica.



Per quanto riguarda i possibili scenari occorre ricordare che il 5 ottobre 2006, ancora prima del referendum per l’indipendenza, Javier Solana, l’Alto Rappresentante per la politica estera e  la sicurezza comune dell’Unione Europea, espresse la possibilità di rimpiazzare i peacekeepers russi con una forza dell’Ue.

Oggi la proposta torna d’attualità, infatti il Ministro degli esteri Frattini ha dichiarato che se la presidenza francese dell’Ue dovesse decidere di affiancare le forze di Mosca, che da anni su mandato internazionale presidiano l’Ossezia del sud, anche l’Italia manderà le sue truppe.

Per l’Unione Europea si tratterebbe di una doppia vittoria: ruolo decisivo nel convincere Putin a non esagerare nei confronti della Georgia e una ritrovata influenza sulla scena internazionale che da decenni non si percepiva.