Il discorso del Presidente Napolitano scuote le nostre coscienze e ci richiama al dovere di dare un contributo concreto, all’altezza delle sfide che il nuovo anno ci consegna.
È difficile pensare alla gravità della crisi che ci sta accompagnando e che colpisce più acutamente il Sud, senza pensare all’adeguatezza della politica, alla sua capacità di rigenerazione, alla dignità che autonomamente deve saper riconquistare.
La storia ha dimostrato che è illusorio affidarsi al dio mercato, e che sia le scorciatoie giustizialiste che le pretese di impunità, come anche la gestione fine a se stessa, indeboliscono il tessuto democratico, e rendono la politica ininfluente, lontana e spesso odiata, principe senza scettro proprio quando il suo ruolo di anticipazione e di governo dei cambiamenti, di presidio nelle emergenze, è essenziale.
Occorre uscire dal cupio dissolvi in cui sembra essere avviata la politica nel mezzogiorno, occorre recuperare fiducia, richiamare interessi di persone perbene e rialimentare la speranza in chi non vuole affidarsi né alle derive plebiscitarie né alle funzioni surrogatorie di poteri, essenziali ma non sovrapponibili al lavoro delle istituzioni elette e dai partiti.
Cosa si può fare subito e concretamente. Le nostre proposte nascono anche dalla esperienza maturata nella vicenda europea e in consessi culturali nazionali e internazionali.
1) Istituire l’anagrafe degli eletti che consenta a tutti i cittadini di conoscere il reddito, le indennità relative agli incarichi istituzionali, ma anche la produttività di chi è stato chiamato dagli elettori a svolgere un mandato pubblico.
2) Regolamentare in modo trasparente e uniforme le indennità di funzione, i rimborsi spesa, il rapporto con i collaboratori, per coloro che svolgono una funzione elettiva e in ciò lo statuto e il regolamento adottati dal parlamento europeo possono essere un prezioso riferimento.
3) Regolamentare in modo limpido le attività di lobby, attraverso registri pubblici a cui obbligatoriamente debbano iscriversi coloro che esercitano tale professione in rapporto ai rappresentanti nelle istituzioni. Anche su questo punto il parlamento europeo ha adottato provvedimenti all’avanguardia.
4) Istituzione della centrale unica appaltante affidata ad autorità monocratiche diverse dagli enti deputati a funzioni legislative, programmatorie, di indirizzo, vigilanza e controllo. Restituiamo alle Regioni in particolare i compiti per cui sono nate.
5) Modifica della legislazione sugli aiuti alle imprese, privilegiando gli aiuti automatici e azzerando i margini di discrezionalità.
6) Valorizzazione del mondo accademico e del mondo delle professioni, attraverso convenzioni con università, centri di ricerca, fondazioni, associazioni, ordini professionali, per attività di consulenza, progettazione, assistenza tecnica.
7) Istituzione di osservatori sulla spesa pubblica in ogni regione, con un’attenzione specifica alla qualità della spesa dei fondi europei.
8) Utilizzo della conferenza delle regioni come cabina di regia per l’uso dei fondi europei su progetti multiregionali di grande impatto socio economico,in termini di coesione e competitività,in modo da sottrarre gli stessi alla frammentazione e a volte alla gestione assistenziale e clientelare.
9) Modifica della legislazione sulla certificazione antimafia, sostegno agli imprenditori estorti, previsione di sanzioni interdittive ed economiche a chi si affidi a rappresentanze locali inquinate (sono alcune delle idee lanciate dal magistrato Raffaele Cantone sulla rivista Mezzogiorno Europa).
10) Valorizzazione del ruolo delle Fondazioni di cultura politica e delle onlus impegnate nella società e nella economia,per ridare dinamismo al tessuto civile ed economico sociale, sopratutto del mezzogiorno, e per assicurare allo stesso sistema istituzionale e dei partiti, interlocutori e strumenti di qualità,in modo da ricreare quel reticolo di studio, di ricerca, di approfondimento dei problemi, di creazione della ricchezza pulita, di quello spirito pubblico tanto necessario ed essenziale alla ripresa.