Le dichiarazioni di Fulco Pratesi sul Corriere della Sera di lunedì 4 gennaio, a commento dell’editoriale apparso sull’Osservatore Romano sull’impatto inquinante e dannoso della dispersione di ormoni nell’ambiente, impongono un’immediata replica ed un commento. Nella sostanza, l’Osservatore – per mano di un articolato editoriale di Pedro José María Simón Castellví, presidente della Federazione internazionale delle Associazioni dei medici cattolici – ha sostenuto gli effetti ecologici devastanti della pillola contraccettiva, la quale «funziona in molti casi con un vero effetto anti-impiantatorio, cioè abortivo, poiché espelle un piccolo embrione umano». L’utilizzo della pillola causerebbe un inquinamento ambientale attraverso la dispersione di ormoni, e di stretta conseguenza produrrebbe infertilità maschile.



Senza volermi addentrare nel merito della tesi, peraltro supportata da ricerche scientifiche e non da visioni mistiche, come alcuni ambientalisti vorrebbero farci pensare in maniera irriverente (ed ai quali nemmeno un pellegrinaggio basterebbe per rinsavirsi), colpisce il commento riportato dall’illuminato Pratesi: «Della causa più grave dell’ infertilità maschile, ovvero i jeans, non ne parla nessuno». E aggiunge: «Ma se fosse così come sostiene l’Osservatore Romano, non sarebbe per niente un danno per l’ ambiente». No? «Danneggiare l’ apparato riproduttivo significa avere meno persone sulla terra già aggravata dalla smisurata crescita demografica. Rallentarla non sarebbe un danno ecologico. Tutt’ altro. Speriamo piuttosto che non ne restino danneggiati i pesci». Rieccoci ad una riproposizione della teoria neo-malthusiana, che evidentemente, nonostante abbia disatteso ogni aspettativa sul piano storico, continua ad andare di moda tra gli ambientalisti. Essa in sintesi attribuisce principalmente alla causa della pressione demografica la diffusione della povertà e della fame nel mondo, e sostiene che solo il controllo delle nascite possa evitare il deterioramento dell’ecosistema terrestre e l’erosione delle varie risorse naturali.



Aldilà del fatto che i principi della teoria neo-malthusiana sono in perfetta antitesi con i principi di diritto naturale, va rilevato come la riaffermazione di dette teorie è, ai giorni nostri, obsoleta, provocatoria e oltremodo offensiva alla luce dei risultati. E’ infatti proprio il il crollo della natalità nei paesi sviluppati, che ha dato origine alla crisi economica attuale: se una società non fa figli e arriva alla crescita zero, come ai giorni nostri, la struttura della popolazione si modifica. Invecchiando, essa diventa meno efficiente, meno produttiva. E quando un sistema sociale non produce una crescita equilibrata, aumentano i costi fissi, perché la spesa sociale cresce senza che ci siano le persone attive in grado di sostenerla.



E’ pertanto fuori luogo riproporre teorie fallimentari e lesive del genere umano, quale quella in questione. Esse denotano scarsa aderenza con la realtà, e nel caso specifico irridono i risultati di una ricerca ampiamente documentata, dimostrando così scarsa aderenza con il rigore scientifico, ed una superficialità il cui unico destino è l’oblio.