Conservo ancora un articolo apparso su Repubblica del 23 marzo 1996.
Si tratta dell’interessante resoconto relativo alla presentazione del programma dell’Ulivo da parte di Romano Prodi. Un programma che viene definito «di proposte concrete, rigorose, serie» contro «la demagogia e le bugie del Polo». Una proposta destinata ad arrivare «al cervello e alla ragione della gente» e non finalizzata solo «a bucare il video».
Veniva evidenziata la «credibilità del centrosinistra» contro il Polo «imbroglione, che illude di tagliare le tasse prima del risanamento».
Repubblica elenca chi sono, allineati dietro il tavolo, gli “amici professori” di Prodi: Beniamino Andreatta, Vincenzo Visco, Franco Gallo. Sono, come precisa il Professore, i “colleghi” redattori del programma dell’Ulivo. A quella presentazione, Gallo e Visco, definiti dal Repubblica «gli uomini delle tasse dell’Ulivo», mostrano grafici e tabelle e poi si rivolgono all’audience con una domanda-risposta: «Sapete quanto è costato al Paese l’accoppiata Tremonti-Berlusconi con la loro dissennata politica fiscale? Tra i 50 e i 60 mila miliardi (di lire)». Su uno dei componenti di questa coppia prodiana esperta di prelievo fiscale, qualche parola merita di essere spesa. Si tratta di Franco Gallo. Chi cercasse notizie su Wikipedia troverebbe la definizione di giurista-politico. In realtà, da sempre amico e collega del Prof. Romano Prodi, Franco Gallo oltre che per aver contribuito alla stesura del programma dell’Ulivo è noto per aver rivestito la carica di Ministro delle Finanze nel governo di centro-sinistra presieduto da Carlo Azeglio Ciampi. A lui come ministro si deve, peraltro, la prima regolamentazione degli studi di settore.
Questo è il background politico del giudice della Corte Costituzionale relatore della sentenza sul Lodo Alfano ed estensore delle motivazioni. Sì perché quando Carlo Azeglio Ciampi assurse alla carica della suprema magistratura dello Stato, divenne cioè Presidente della Repubblica, si avvalse delle prerogative riconosciutegli dalla Costituzione e nominò l’amico Franco Gallo quale giudice della Corte Costituzionale. E proprio il giudice Gallo è quello che ha proposto ai colleghi della Corte la dichiarazione di incostituzionalità del Lodo Alfano, ottenendo nove voti a favore e sei voti contrari.
Prima di esprimersi nel merito della sentenza occorre attendere le motivazioni che scriverà il giudice Franco Gallo. Ciò non toglie, comunque, che possa essere legittimamente sollevata qualche perplessità circa l’asserita necessità di disciplinare la materia con una legge costituzionale. Infatti, se si fosse trattato di introdurre una forma di immunità, la Corte avrebbe avuto assolutamente ragione. Nulla quaestio. Il punto è che non di immunità si tratta ma di semplice sospensione dei procedimenti penali per le quattro alte carica dello Stato. E per questo è sufficiente una legge ordinaria.
A prescindere, però, dal giudizio sul merito della sentenza – che necessariamente deve essere rinviato alla lettura delle motivazioni –, la questione fondamentale è quella di comprendere se anche per la Corte Costituzionale debbano valere le stesse garanzie di imparzialità e indipendenza che valgono per tutti i magistrati. E a questo punto non può non porsi, seriamente e una volta per tutte, il problema di un ripensamento delle regole di nomina dei giudici costituzionali.
Ciò che è accaduto nella vicenda del Lodo Alfano rende ancora più evidente tale necessità.
Come ha giustamente notato Annibale Marini, presidente emerito della Corte Costituzionale, se soltanto due dei quindici giudici avessero votato in maniera diversa, il Lodo Alfano sarebbe stato dichiarato pienamente conforme alla Costituzione, con otto voti a favore e sette contrari. Tale circostanza dimostra, in primo luogo, quanto controversa sia la questione sotto il profilo giuridico (alla faccia dei detentori della verità assoluta in materia), ed in secondo luogo quanto, di fronte ad un simile risultato, sia assolutamente indispensabile la garanzia di imparzialità ed indipendenza anche di un solo voto.
È troppo chiedere che – attraverso una riforma della Costituzione – vengano adottati criteri tali da evitare, ad esempio, la nomina di ex ministri o ex estensori di programmi elettorali, come il rispettabilissimo Prof. Avv. Franco Gallo, a giudici costituzionali?