Le primarie sono un meccanismo che affascina, che coinvolge. Uno dei pochi rimasti. Questo è un dato di fatto consolidato, che vale anche per questa tornata che ha portato alla scelta del nuovo Segretario del PD.
Finalmente, da oggi sappiamo che sarà Pierluigi Bersani a guidare il partito, si spera per un periodo sufficientemente lungo.
Che PD sarà quello dell’ex Ministro? Se verranno rispettati i proclami fatti nella campagna elettorale, il partito cercherà di spostare il baricentro verso il pragmatismo delle riforme, dell’attenzione alle Piccole e Medie Imprese, della tutela del lavoro. Si tratta di rilanciare un progetto per il Paese alternativo a quello di un centrodestra che scricchiola ogni giorno di più.
Bersani è gradito alla base, ha parecchi simpatizzanti sul territorio; la presenza, nemmeno troppo nascosta, di D’Alema quale pigmalione gli dovrà garantire un progressivo accreditamento verso i salotti buoni della finanza e delle principali istituzioni nazionali e internazionali. Comincia, cioè, una nuova fase.
Le principali tematiche di posizionamento del baricentro politico del PD restano però aperte. Il futuro delle alleanze, a cominciare dall’abbraccio mortale con Di Pietro, così come con un pezzo di sinistra radicale rimane un punto interrogativo.
Sono due le questioni aperte: da un lato l’identità del partito, che presumibilmente recupererà una certa retorica socialdemocratica; dall’altro la capacità di intercettare un consenso nuovo, più ampio. Di percorrere, cioè, il sentiero di quella vocazione maggioritaria che Veltroni aveva lanciato con una buona intenzione, ma che non ha poi perseguito nei fatti. Finendo nel tritacarne della segreteria, che poco perdona agli errori tattici.
Laicità del partito, strutturazione sul territorio e le alleanze per le prossime regionali sono altrettanti test immediati per il nuovo Segretario. Il quale può vantare la dote di oltre due milioni e mezzo di elettori e simpatizzanti che hanno votato alle primarie, ma dovrà presto lasciare ogni ambiguità rispetto ai temi caldi della questione morale e del collateralismo a sindacati e pezzi di finanza.
L’affaire Marrazzo e la possibile candidatura di Bassolino in Campania già bussano alla porta come macigni.