A pochi giorni dai tanto attesi verdetti sui lodi (Mondadori e Alfano) è opportuno concentrare l’attenzione sulle conseguenze politiche di ciò che è avvenuto in questi giorni, come la mutazione degli equilibri e interni e internazionali che il governo si trova a questo punto ad affrontare. Stefano Folli, editorialista de Il Sole 24 Ore, ci ha offerto la sua lucida analisi dell’attuale quadro politico.
La decisione che la Corte Costituzionale ha preso nei riguardi del Lodo Alfano e le reazioni di Berlusconi hanno provocato una frattura istituzionale tra il premier e il Quirinale. Che scenari si aprono secondo lei?
Penso che nessun Paese possa sopportare un conflitto di questo genere, soprattutto se si protrae nel tempo. A questo punto dipende da come verrà gestito questo grave incidente. Se tra i due Palazzi dovesse rimanere una tensione di questo tipo ci sarebbe da preoccuparsi molto per l’equilibrio istituzionale. L’Italia non è un Paese che può sopportare gravi scompensi, l’equilibrio generale è necessario.
Se, come spero, dopo i primi momenti di amarezza il governo saprà valutare la situazione con maggiore realismo la tensione rientrerà. Escludo però che i rapporti tra Napolitano e Berlusconi possano tornare a essere buoni. A questo punto però l’importante è evitare un’eccessiva tensione istituzionale.
Caso Berlusconi a parte, ritiene che l’Italia abbia bisogno di un riequilibrio dei rapporti costituzionali tra politica e giustizia?
Il governo avrebbe fatto bene a procedere con la riforma della giustizia che aveva iniziato, dopo aver vinto le elezioni del 2008. Aveva i numeri per fare una buona riforma, certo li ha ancora adesso, ma si è perso tempo e lo scenario è cambiato. Oggi, dopo la vicenda del lodo, il premier è sicuramente molto più debole. Difficile in questo clima parlare di riforma della giustizia, senza che sia vista come una punizione per i magistrati.
Un anno fa il clima era davvero così favorevole?
Tutto è complicato in Italia, ma un anno fa era certamente molto più semplice. Dopo la giornata di ieri sembra tutto quasi impossibile. Ancor di più senza l’aiuto, sobrio e dietro le quinte, del Quirinale.
Vede quindi un governo con una guida più debole su tutti i fronti, al di là della giustizia? Anche la legittimità del premier è stata intaccata?
La legittimità c’è ancora, purchè non si contrappongano il popolo e le istituzioni, come se queste ultime fossero nemiche del popolo. Questa è la ricetta per il disastro.
Se si riesce invece a ricostruire un equilibrio istituzionale, all’interno di questa cornice si può tornare a governare. È un percorso a ostacoli, non possiamo sapere se Berlusconi riuscirà a governare bene, sicuramente fa bene ad andare avanti, cercando di rispondere alle esigenze del Paese.
La frattura istituzionale riguarda anche il rapporto tra il Quirinale e la Corte? Il Prof. Zanon a questo riguardo ha dichiarato che “sembrano sconfessati sia l’impegno del capo dello Stato, sia quella leale collaborazione tra poteri che la stessa Corte considera importanti”?
Indubbiamente la decisione della Corte non può aver fatto piacere al Presidente della Repubblica, ma il problema politico centrale è il fronte che si è aperto tra Napolitano e Berlusconi. Proprio perché era nato uno screzio tra la Corte e la Presidenza della Repubblica mi è parso molto strano che Berlusconi abbia scelto quel momento per attaccare Napolitano. Aveva tutto l’interesse a tenerlo dalla sua parte.
Sembra che Berlusconi si sia sentito tradito? C’era davvero un accordo di fondo?
L’amarezza è comprensibile, ma il problema è la convenienza politica. Quale convenienza c’era nell’aprire un altro fronte e allargare il ventaglio dei nemici. A cosa mira Berlusconi? Non credo che punti alle elezioni anticipate, non la ritengo un’ipotesi percorribile e comunque non risolverebbero i problemi. Se si è trattato soltanto di uno sfogo alla propria stizza non è una reazione politica, se invece l’obiettivo è la resa dei conti si otterrebbe solo di ritrovarsi tra le macerie.
Esclude totalmente le elezioni anticipate o sono un’ipotesi sempre dietro l’angolo?
Le escludo, non totalmente perché in politica non si può mai dire, ma la maggioranza non lo segue su questo terreno. Bossi e Fini ieri l’hanno detto chiaramente, il Pd non ci pensa nemmeno e Napolitano non sarebbe disponibile.
La decisione della Corte porterà alla riapertura dei processi nei quali il premier è imputato, a livello internazionale quali sono le conseguenze?
L’immagine internazionale era già incrinata, ora è ancora più offuscata. Basta leggere i giornali stranieri per accorgersi che siamo isolati sul piano internazionale. L’immagine del Presidente del Consiglio è pessima, anche ingiusta, ma è così. Questo è uno dei tanti ostacoli di cui parlavo prima.
Nel suo editoriale di ieri si è augurato che prevalga la moderazione, che la maggioranza continui a governare e che, in un secondo momento, il centrodestra valuti l’ipotesi della successione. Chi, oltre a Berlusconi, può essere in grado di tenere insieme l’attuale maggioranza?
Non so fare un nome, ma la maggioranza c’è, è compatta e presente nel Paese. Allo stesso tempo c’è un problema di leadership, visto il serio logoramento dell’immagine di Berlusconi. È fisiologico immaginare che questa maggioranza possa sopravvivere al proprio fondatore, se ricorreranno le circostante.
Non pensa che l’uscita di scena di Berlusconi sarebbe comunque il “big bang” della politica italiana” e che quindi lo scenario cambierebbe totalmente?
Dipende da come e se lascerà. Se accadrà in maniera traumatica si potrebbe immaginare un grande “big bang”, se il processo fosse guidato da lui, prima che sia troppo tardi, questa maggioranza avrebbe la convenienza a rimanere unita. Su questo comunque ho forti dubbi perché Berlusconi è un combattente e ha il temperamento forte di chi convive bene con i conflitti.
(Carlo Melato)