“Di questo passo quanto durerà il governo?”. La domanda circola con insistenza a Roma dentro i palazzi della politica.
Disinnescata con una smentita la bomba delle urne anticipate piazzata la scorsa settimana dal presidente del Senato Renato Schifani, Silvio Berlusconi vede aumentare invece che diminuire i suoi problemi di premier.



Domenica, infatti, il ministro Renato Brunetta è tornato all’attacco del suo collega all’Economia Giulio Tremonti. Il titolare della Pubblica amministrazione e dell’Innovazione ha riaperto così un fronte conflittuale interno in realtà mai sopito, ma “in sonno”. E ciò alla vigilia dell’arrivo in aula a Montecitorio della finanziaria.
I più pessimisti, nella maggioranza, prevedono una guerriglia tra le varie fazioni del Pdl. Contro Tremonti, nell’esecutivo di Palazzo Chigi, sono schierati anche Claudio Scajola, Raffaele Fitto e Stefania Prestigiacomo.



Quale mediazione troverà stavolta il Cavaliere per superare l’ennesimo macigno sul suo percorso? Non solo. L’esternazione di Brunetta ha sancito di fatto il fallimento della cabina di regia della maggioranza sull’economia dopo le polemiche di ottobre scatenate dalle polemiche attorno all’Irap. Da allora la dittatura tremontiana è continuata, altrimenti il ministro dell’Innovazione avrebbe rinunciato volentieri a guastare la trasferta araba del presidente del Consiglio.

Ma le preoccupazioni maggiori di Berlusconi giungono sempre dal fronte della giustizia, senza contare l’uscita del libro di memorie di Patrizia D’Addario, la escort che ha detto di aver passato una notte con lui a Palazzo Grazioli. Il premier non sarebbe affatto rassicurato dalle aperture di Fini e Casini su un nuovo lodo costituzionale per l’immunità: per farlo ci vogliono mesi mentre una eventuale condanna per corruzione nel processo Mills arriverebbe sicuramente prima.



 

 

Quindi, sul tavolo rimane la questione del processo breve, che a dire il vero ormai non entusiasma più nessuno, ma sarà portato avanti comunque. Fin qui i procedimenti aperti. Resta l’incognita siciliana delle nuove rivelazioni del pentito Spatuzza sulla presunta trattativa tra mafia e Stato per fermare le stragi di Riina: insieme con Marcello Dell’Utri sarà tirato in ballo anche il Cavaliere, come ormai temono molti nella maggioranza?

Completano il quadro per nulla tranquillo del Pdl, le fibrillazioni provocate da Gianfranco Fini.
Stipulata la fragile tregua sul processo breve, i fedelissimi del presidente della Camera rivelano che Gianfranco non ha alcuna voglia di farsi mettere il giogo e il suo percorso continuerà. La clamorosa picconata sugli immigrati, "è stronzo chi li considera dei diversi", ne è una dimostrazione. E qualcuno inizia a chiedersi: Il futuro di Fini è ancora nel Pdl?.

Il Riformista ha scritto di un asse tra lui e Montezemolo. Contando anche Casini e Rutelli, i quattro potrebbero essere i leader ideali per un nuovo progetto politico modello Kadima.
Fino a qualche anno fa, questi scenari erano considerati pura fantapolitica. Qualcosa, adesso, sta cambiando.