L’immagine di Silvio Berlusconi, colpito al volto da un folle al termine di una manifestazione in Piazza del Duomo a Milano, ha fatto il giro del mondo e ha interrogato il Paese. Le forze politiche e i giornali hanno reagito in modo compatto, salvo clamorose defezioni, condannando il gesto e tutto ciò che lo ha favorito. Com’è stato possibile? Quale clima stiamo respirando, anche se forse non ce ne rendiamo conto? A queste domande ha provato a rispondere il direttore de Gli Altri, Piero Sansonetti.



Direttore, si aspettava un gesto come quello di Massimo Tartaglia?

Da molto tempo la violenza fisica non faceva irruzione nella politica, forse ci eravamo dimenticati di lei. Il clima in questi anni è diventato irrespirabile a causa di una battaglia politica senza fine e senza contenuti, portata avanti da due schieramenti simili alle curve di uno stadio. Probabilmente un episodio del genere si poteva mettere in preventivo, purtroppo nessuno lo ha fatto.

Quali sono le cause di questo clima irrespirabile, di questa ostilità ideologica?



Non è in corso la battaglia tra due ideologie, ma tra due squadroni che fanno riferimento più o meno agli stessi gruppi sociali e alla stessa concezione della politica. Non si stanno contrapponendo ceti sociali diversi o le grande idee che in passato si sono affrontate su temi come l’aborto o il divorzio. Forse proprio perché non c’è battaglia politica vera si raggiungono livelli di scontro così aspri.

C’è chi parla di un possibile ritorno al clima degli anni Settanta, con tutti i pericoli che questo porta con se. È d’accordo?

Eviterei questi confronti, perché le differenze tra l’Italia di oggi e quella scossa dallo scontro armato e dal terrorismo sono abissali. Continua…



 

 

Nonostante le differenze, occorre uscire da questa spirale di odio e di violenza. Cosa occorre fare?

A mio parere serve un disarmo bilaterale dei due schieramenti e l’abbandono di questi toni da guerra civile. In questo senso la stampa ha avuto una responsabilità fondamentale.

Cosa intende?

Mi riferisco alla guerra in corso tra Repubblica da una parte e IlGiornale e Libero dall’altra. A mio parere è stata indecente. Se andassimo a ripercorrere su cosa si è giocata ci accorgeremmo del problema: gossip, intercettazioni, festini, escort, scandali sessuali, direttori fatti fuori sulla base di accuse discutibili… Tutto questo violando le più elementari regole di etica professionale, disprezzando il mestiere del giornalista e causando danni in parte irreparabili nell’opinione pubblica. È giunto il momento di fermarsi.

Lo stato di salute della giustizia in Italia è un altro degli elementi che ha reso impossibile il dialogo fra gli schieramenti? Cosa si può fare su questo fronte?

I giudici hanno delle responsabilità, ma non hanno fatto loro le leggi. Spetta alla politica rimediare, a cominciare da una nuova legge sui pentiti, più restrittiva. Oggi un uomo può essere infatti condannato solo per la testimonianza di un pentito, penso ad Adriano Sofri, e sono previste forme di reato, come il concorso esterno in associazione mafiosa, che basano il diritto sul sospetto e non sui fatti.

A proposito del disarmo bilaterale degli schieramenti a cui si riferiva prima, cosa si augura che avvenga?

Da parte del centrosinistra la fine della demonizzazione personale di Berlusconi. È demenziale e uccide la politica. Bisogna anche dire che è favorita da un premier che nel suo partito è un leader di tipo personalistico e accentra il bene e il male del suo schieramento. Continua…

 

 

Sembra che all’interno di entrambi i poli ci sia chi si augura il suo ritiro dalla scena. Sbaglia chi attribuisce al Presidente del Consiglio la causa della maggioranza dei problemi del Paese?

Berlusconi non è il problema dell’Italia. Il Paese ne ha altri e di più profondi. A mio avviso, lui ha molte responsabilità, ma se qualcuno pensasse davvero che la soluzione sia quella di eliminarlo per poi aggiustare tutto con la bacchetta magica si sbaglia di grosso. Mi auguro che la sinistra non lo pensi, altrimenti finirà come quando si liberò della Democrazia Cristiana grazie ai giudici e, convinta di poter governare, subì clamorose sconfitte.

La fine della demonizzazione di Berlusconi non sembra però un obiettivo facilissimo per il Pd di Bersani se sarà destinato a guidare un centrosinistra che ha tra i suoi leader Antonio Di Pietro. Non crede?

Nessuno può sapere se Bersani ci riuscirà. Il nuovo segretario del Pd ha fatto benissimo a non partecipare a manifestazioni come il “No B Day”, perchè un partito importante come il suo non ha bisogno di farsi rilasciare da altri il patentino del buon oppositore. Nemmeno da Di Pietro, che in questa occasione ha clamorosamente sbagliato. Quando un leader politico viene attaccato fisicamente bisogna prendere le distanze, senza nessun tipo di distinguo. Insomma, mi auguro che questo Paese torni alla politica vera, a dividersi sui grandi temi e non tra berlusconiani e anti-berlusconiani, come se si fosse tra romanisti e laziali.

(Carlo Melato)