Fuori onda e fuori sintonia. Questa potrebbe essere la sintesi dei rapporti attuali tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi. Non si tratta di scaramucce, ma di questioni serie. Si tratta di ciò che di più serio dovrebbe esserci in politica: di contenuti.
Temi come la bioetica e l’immigrazione, soprattutto oggi, soprattutto in Italia, sono temi assolutamente centrali e decisivi. Se non si è d’accordo su quelli non si è d’accordo su due dei maggiori temi di interesse per gli italiani, gli elettori. In particolare per l’immigrazione.



Stabilito questo occorre capire verso quale direzione intende incamminarsi Gianfranco Fini. E qui le cose, almeno per chi scrive, francamente si complicano.
A che popolo si riferisce Fini con le sue provocazioni e con le sue “nuove” idee? A un pezzo di centrodestra? A un pezzo di centrosinistra? Al fantomatico centro dove, tra un po’, ci sono più aspiranti leader che elettori? Intende, forse, portare il centrodestra oltre, sulle sue nuove posizioni? Tutto, ovviamente, legittimo.



L’importante è capire e per capire non c’è altro che Fini che lo può spiegare in “mente Finorum” non ci possiamo andare né interpretarla.
 

Rimaniamo in attesa di conoscere l’indirizzo di marcia e l’obiettivo di tutto questo. Per chi modestamente ha lavorato all’inizio di Forza Italia e del centrodestra questi fatti comportano amarezza più che delusione perché in questo modo potrebbe anche sfasciarsi un pezzo del progetto di centrodestra ma anche, come ha sottolineato giustamente Angelo Panebianco, il bipolarismo stesso per ricercare alleanze che facciano la maggioranza degli italiani da un punto di vista numerico magari anche con un progetto debole.



 

Questo è quello che si capisce. Non conoscendo il progetto di colui che dovremmo capire. Il che, oracoli a parte, è un po’ complesso.