Il paese ha mostrato grande solidarietà. Ma non basta: servono soldi. “Il Ministro dell’economia e finanze Giulio Tremonti – si legge nel comunicato stampa del ministero dell’11 aprile – ha attivato le procedure per introdurre il terremoto dell’Abruzzo nell’elenco delle causali di destinazione per il 5 per mille”. Non si è fatta attendere la presa di posizione dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, che in un comunicato stampa di ieri, primi firmatari Maurizio Lupi, Maurizio Gasparri, Vannino Chiti e Ugo Sposetti, ha sottolineato come la proposta del ministro abbia lo svantaggio di costringere i cittadini ad un’alternativa che lascia molto perplessi. Oltre a dare soldi allo Stato, quando molti enti non profit sono direttamente impegnati sul campo degli aiuti. «La nostra però non è una polemica – fa notare Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera – ma un appello bipartisan. Ora aspettiamo di vedere quali saranno le proposte».
Onorevole Lupi, il terremoto è un’emergenza nazionale: perché l’Intergruppo ha detto no alla proposta del ministro Tremonti di introdurre l’Abruzzo nelle causali di destinazione del 5 per mille? Intende negarne la priorità?
Assolutamente no. La solidarietà con l’Abruzzo che abbiamo avuto modo di vedere in questi giorni di emergenza è un grande segno della ricchezza e della forza morale del paese. Il punto che preme all’Intergruppo è far capire come questa solidarietà possa trovare le giuste forme di riconoscimento da parte dello Stato. A mio avviso è esattamente con questa logica che il ministro Tremonti ha avanzato la proposta di avvalersi del 5 per mille, cioè di uno strumento che favorisce la libera scelta dei cittadini.
La vostra obiezione però è chiara: il comunicato stampa dell’Intergruppo dice che «inserire in questo 5×1000 l’opzione per l’Abruzzo mette inevitabilmente in alternativa il sostegno alle realtà non profit e risulta quindi più dannoso che utile».
L’Intergruppo dice chiaramente di condividere la volontà di far fronte in tutti i modi all’emergenza, ma anche che utilizzare a questo scopo il 5 per mille rischia di trasformarsi in un boomerang, perché con il meccanismo attuale del 5 per mille, che prevede un tetto di copertura prefissato (400 milioni, ndr) i fondi andrebbero allo Stato anziché alle realtà non profit. Con l’esito di penalizzare, tra gli altri, quei soggetti non profit impegnati direttamente nell’aiuto alla popolazione terremotata.
Col risultato di mettere il cittadino di fronte ad una spiacevole alternativa…
Sì, perché si troverebbero in contrapposizione due bisogni oggettivi: la solidarietà e l’aiuto alle popolazioni colpite, e il riconoscimento da parte dei cittadini di tutto il lavoro che il mondo delle fondazioni e delle organizzazioni non profit ha fatto e continua a fare, nonostante l’emergenza terremoto.
Ieri al Tg5 Tremonti ha definito la destinazione del 5 per mille anche ai terremotati un fatto «soprattutto simbolico», «una causale giusta», assicurando che non verranno tolti soldi al non profit.
Non possiamo dubitare che Tremonti voglia smontare il 5 per mille, dal momento che ne condivide la filosofia ed è stato il ministro che l’ha introdotto. Le sue dichiarazioni vanno in senso opposto alla volontà di restringere i fondi per il non profit.
Il comunicato dell’Intergruppo contiene una doppia proposta: parla di un dispositivo aggiuntivo (un ulteriore “5 per mille”) oppure di una deducibilità fiscale per chi vuole aiutare i terremotati.
Faccio notare una cosa: il provvedimento ancora non c’è, lo stiamo aspettando e vedremo cosa dirà. Nel frattempo abbiamo rivolto un appello: non snaturiamo la valenza e la forza del 5 per mille – e abbiamo buoni motivi per contare sulla sensibilità del ministro e del governo – e al tempo stesso salviamo l’esigenza dei cittadini di aiutare chi è stato colpito dalla calamità, ma anche la loro libertà di aiutare le tante realtà non profit del paese che svolgono un servizio a vantaggio di tutti. Da qui le ipotesi: o un “5 per mille aggiuntivo”, che si aggiunga agli attuali 5 e 8 per mille, o l’incentivazione di contributi da parte dei privati attraverso la defiscalizzazione. La nostra non è una polemica, ma un appello bipartisan. Ora aspettiamo di vedere quali saranno le proposte.