Dal 18 al 20 di aprile si svolge il G8 dei ministri dell’agricoltura a Cison di Valmariso (Treviso). L’appuntamento è di quelli importanti, con tanti temi in agenda che avranno grande impatto sulla vita di tutti i giorni e sul sostegno alimentare alle fasce più deboli. Ideatore di questo summit il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia. IlSussidiario.net gli ha fatto alcune domande per conoscerlo meglio e capire chi è l’uomo che si trova a gestire molti delicati passaggi legati all’agricoltura del nostro Paese, fiore all’occhiello in europa e nel mondo.
Ascoltandola ma soprattutto guardandola non può non colpire la passione che ha per il mondo agricolo. Da dove nasce? Come la alimenta?
Sono nato a Godega di Sant’Urbano, vicino alle colline di Conegliano, dove ci sono distese di campagne e di vigneti che producono il Prosecco famoso in tutto il mondo. Il mio bisnonno aveva la passione per i cavalli. A 14 anni mio padre mi regalò una saura, “Mary”, al posto del motorino. Da qui è nata la mia passione per la terra e gli animali, che mi ha portato prima a frequentare la storica scuola enologica di Conegliano, il “Cerletti”, e poi a laurearmi in scienze della produzione animale. Così quando ho iniziato a muovere i primi passi in politica, ho sempre continuato ad occuparmi di agricoltura e della mia gente. E ora, nel mio nuovo ruolo di ministro, amo molto visitare le aziende dei nostri contadini italiani e ascoltare direttamente dalla loro voce le difficoltà che incontrano nel loro lavoro e alle quali intendo trovare una soluzione.
Un altro legame forte è quello con il suo territorio. Vuole dare dimostrazione che senza legami, senza appartenenze, si rischia di parlare soltanto politichese dimenticando la lingua delle proprie origini?
Devo tutto alle mie origini, alla mia gente. Se oggi sono quello che sono è perché ho delle persone che hanno sempre creduto in me, mi hanno sempre sostenuto. Il successo della Lega è proprio nel legame con il territorio, nelle attenzioni alle ragioni di chi lavora, sia esso imprenditore, operaio o contadino. Questo per noi è il vero federalismo. Siamo venuti a Roma per dare concretezza a questo progetto e a questa voglia di cambiamento. La politica tradizionale ormai è al capolinea, incapace di rispondere davvero alle esigenze dei cittadini. Per questo le nostre tesi hanno sfondato anche nei Palazzi. E siamo riusciti a dimostrare che c’è un modo di fare politica accessibile a tutti e che tutti possono fare politica, a partire dalla loro esperienza quotidiana. La gente lo ha capito perfettamente.
L’agricoltura è vita, passione ma anche scienza. Perché oggi i giovani snobbano le facoltà di Agraria?
Il lavoro dei campi non è mai stato considerato molto remunerativo, piuttosto degradante. Oggi nel nostro Paese è invece in atto una grande rivoluzione culturale, al punto che si può parlare di un vero e proprio Rinascimento agricolo. In un momento di forte crisi, il Pil del settore agricolo e agroalimentare nel 2008 è cresciuto del 2,4% in valore aggiunto. L’agricoltura può e deve tornare ad essere al centro delle politiche economiche internazionali, facendo leva anche sul ritrovato amore per la terra delle nuove generazioni. Loro hanno restituito dignità al lavoro dei contadini. E noi abbiamo il dovere di incoraggiarli e sostenerli.
L’azienda agricola familiare è ancora la forma più diffusa in Italia. Come valorizzare questo esempio storico di sussidiarietà che spesso viene dimenticato o minimizzato?
Il tessuto economico del nostro Paese è fatto da una miriade di piccole e medie imprese. Vogliamo dar loro, con misure straordinarie, la possibilità di reggere alla crisi e ritornare al più presto a produrre e assumere. Il primo passo è quello di smetterla con i contributi a pioggia, iniziando a premiare solo chi lavora e produce per davvero. Il lavoro dei campi e la tutela dei prodotti tipici hanno sempre più bisogno di una pianificazione dal basso collegata alle reali vocazioni, attitudini e tradizioni del territorio. La nostra battaglia sul federalismo, che presto diventerà realtà, risulterà ancora più preziosa per chi da tempo chiede un nuovo patto fra chi lavora e chi, operando nelle istituzioni, ha scelto di mettersi al servizio dei cittadini. Questo legame con il territorio sarà garantito dagli enti locali, che dovranno fare in modo che alle tasse che i cittadini pagano di tasca propria corrispondano altrettanti servizi, possibilità di sviluppo, opportunità di creare nuove imprese.
Per milioni di anni l’uomo ha vissuto senza petrolio ma del cibo non ha potuto mai farne a meno. Perché l’agricoltura è così spesso subalterna a interessi non così fondamentali per la vita dell’uomo?
Il ruolo dell’agricoltura è stato sottovalutato per molto tempo. Il settore primario non è mai stato considerato un motore in grado di rimettere in piedi l’economia. L’Italia però sta riscoprendo la propria vocazione agricola, si sta tornando a produrre. Un forte segnale lo abbiamo voluto dare proprio con il G8 dell’Agricoltura, durante il quale abbiamo lavorato anche insieme alle Organizzazioni Internazionali per pianificare una strategia efficace per uscire da questo momento di difficoltà e rispondere all’emergenza alimentare mondiale, restituendo alla produzione agricola e ai contadini il ruolo centrale che spetta loro nell’economia.
(A cura di Marco Lucchini)