Che la politica viva di slogan non stupisce: è il segno dei tempi in cui le parole si gridano e se qualcuno ci contraddice, in un attimo diventiamo violenti. Eppure riflettere è un dovere, al di là degli schieramenti e delle scelte di voto. Pertanto, se il Presidente della Camera afferma che «quando una legge si basa su dogmi etico-religiosi è sempre suscettibile di censure di costituzionalità», occorre fermarsi e, almeno, cercare di capire. Intanto, la frase può essere agevolmente riformulata. Quello che l’on. Fini intende qui dire, con il linguaggio della politica che non conosce le sottigliezze della filosofia e del diritto, è chiaro: la legge n. 40 si basa sul fatto che l’embrione ha diritti che vanno rispettati; trattasi di un dogma etico-religioso; questa e ogni altra legge che circoscriva la possibilità dei cittadini di fare ciò che rispecchia una determinata “etica” è incostituzionale. Si veda ad esempio la legge sul testamento biologico.
Il pensiero che sottostà ha illustri sostenitori nel nostro Paese; Rodotà e Zagrebelsy lo hanno elaborato, Flores d’Arcais vi dedica interi fascicoli di Micromega, Lecaldano e soci ne scandagliano le conseguenze: si tratta delle pensiero “laico-militante”, che si basa sul principio dell’inesistenza della verità come fondamento della democrazia pluralista e sull’irrilevanza della stessa nelle scelte concernenti la convivenza sociale. Di qui discenderebbe l’obbligo di ostracizzare quelle leggi che hanno riferimenti di natura etica (cioè tutte), visto che ogni etica ha la sua verità. Tale pensiero fa leva su ogni tipo di sentimento per affermarsi: tipica l’accusa di voler “torturare” i morenti e i sofferenti impedendo loro di accedere all’eutanasia, quella di essere contro le donne e a favore dei ricchi (che possono andare all’estero per ottenere quello che da noi è vietato), incurante della elementare proposizione logica secondo cui dire che non c’è la verità è, in sé stessa, una affermazione ritenuta veritiera da chi la fa.
Ora, l’Italia di oggi è certamente un Paese in cui convivono molte religioni e, quindi, molte “etiche” ed è vero che questo crea problemi di convivenza che vanno conosciuti, affrontati e risolti nel migliore dei modi. Gli stessi “laici” sono portatori di una loro etica, l’etica laica. Pertanto, il primo punto di riflessione da segnalare è che ogni uomo ha una sua etica, vale a dire un codice a cui conforma il suo comportamento, e ogni legge ha un suo fondamento “etico”, essendo normale per la legge dettare norme di comportamento cui siamo obbligati a conformaci, norme che a loro volta consentono ciò che è ritenuto un bene e vietano ciò che si considera “male”. La differenza tra l’etica e il diritto risiede nel diverso fondamento, l’etica essendo una scelta personale da interiorizzare, il diritto un fenomeno sociale, frutto di una decisione di rilevanza generale, adottato secondo regole e principi condivisi; dico “regole e principi” intendendo con ciò che non ci sono solo procedure ma, necessariamente, punti di riferimento ideali per lo Stato moderno quali la libertà, l’eguaglianza, la dignità umana.
Si può dissentire nell’interpretare questi principi, nel dar loro corpo e concretezza. Non si può tuttavia negare che essi possano (e debbano) essere considerati comuni alle diverse concezioni etiche presenti nello Stato democratico, salvo essere “fuori” da quello che un tempo era definito “l’arco costituzionale” ed essere quindi una sorta di “etica antisistema”. Pertanto, posto che nessuno che si ritenga democratico nega che si debba difendere la dignità umana (almeno per ora), che accade se alcuni pensano che essa sia propria anche dell’embrione e altri invece ritengono si tratti di un mero cumulo di cellule privo di dignità? Qui si è infranta la linea spartiacque tra cattolici e “laici” e sono intervenute maggioranze parlamentari che, credo legittimamente, possano compiere delle scelte; scelte problematiche, provvisorie e migliorabili, certamente, ma difficilmente incostituzionali per definizione. Salvo voler inserire in Costituzione che è vietato tutelare embrioni e che è d’obbligo fornire eutanasia a chi la richiede. Finché non si arriverà a questo punto, dubitare della legittimità costituzionale di scelte normative fino a tacciarle di essere “antisistema” è contro quella logica di dialogo e di tolleranza che dovrebbe essere la base dell’etica laica, che sembra essere quella cui si rifà il Presidente della Camera, insieme alla maggioranza dei maitre à penser del nostro Paese, e ritenuta, a torto, l’unica costituzionalmente accettabile.