Mancano pochi giorni e saremo protagonisti di un importante appuntamento. Un momento in cui tutti i cittadini dei 27 Stati Membri potranno riaffermare ciò che sta loro a cuore. È ormai aperta la campagna elettorale per le elezioni europee del prossimo 6-7 giugno: 16 milioni di giovani europei voteranno per la prima volta i loro rappresentanti a Bruxelles. Saranno due giornate di grande partecipazione che coinvolgeranno l’Italia e altri 26 stati membri, quantificabili in circa 500 milioni di adulti abitanti il vecchio continente.
Questi numeri ci richiamano al significato dello stare in Europa: batterci per trovare una soluzione al deficit di democrazia. I nostri cittadini, dunque, hanno nelle mani una grande opportunità e in questo tempo di preparazione alla prossima legislatura sarà l’occasione per ribadire ancora una volta che la nostra azione politica potrà fare molto per esportare il modello di pace e sviluppo che in questi anni abbiamo sempre perseguito: la dignità della persona, la libertà, la responsabilità, la giustizia, la difesa della vita, la solidarietà e la sussidiarietà.
Questi sono gli ideali comuni alle grandi democrazie occidentali, fondate sul pluralismo democratico, sullo Stato di diritto, sulla tolleranza, sulla proprietà privata, sull’economia sociale di mercato. Si è chiusa la sesta legislatura del Parlamento europeo. Un quinquennio che ha visto il buon esito dei negoziati per il finanziamento delle Reti Transeuropee di Trasporto, una delle più importanti iniziative di sviluppo portate avanti dall’Unione europea nell’ultimo quinquennio. In Italia il progetto aveva trovato in precedenza la resistenza della sinistra che con un emendamento alla Finanziaria rischiava di compromettere questo impegno.
Nel periodo più duro per i mercati e le economie mondiali, per risolvere l’attuale situazione di crisi finanziaria, si è cercato di promuovere l’introduzione degli eurobond, la stabilizzazione finanziaria e la riduzione del rischio. Le altre battaglie si sono giocate sul versante della cooperazione internazionale, della politica estera e dell’estensione dei valori democratici in tutto il mondo. Nelle commissioni parlamentari, al fine di difendere i diritti umani, il Parlamento si è opposto ai quei provvedimenti che in tutti i continenti continuano a negare la dignità della persona: la pena di morte in Nigeria, le uccisioni di civili in Somalia, la mancata tutela dei minori in Bielorussia.
A questo si aggiunge la Risoluzione in cui si condannano tutti gli atti di violenza contro le comunità cristiane nel mondo e chiede ai governi dei paesi interessati di prevedere garanzie adeguate e effettive nel campo della libertà di religione e di migliorare la sicurezza delle comunità cristiane. Ecco perché quando si menzionano le istituzioni europee solo per le direttive sulla curvatura delle banane (non comprendendo peraltro quanto sia importante stabilire degli standard di mercato) sale dentro di me un senso di ingiustizia.
Di una cosa, infatti, sono certo: l’Europa conta. Forse in pochi sanno che oltre il 70% delle leggi che vengono fatte in Italia sono la ratifica di direttive che provengono da Bruxelles. Tuttavia, se a fronte di 100 notizie di carattere politico, solo 2 spiegano cosa accade in Europa, appare chiaro come il cittadino si trovi di fronte a un vero e proprio deficit democratico. C’è bisogno sempre di più di Europa.
C’è bisogno di Europa quando ci troviamo di fronte ad una crisi economica, di fronte all’immigrazione, di fronte al problema sicurezza, di fronte alle nuove sfide del progresso. Non dimentichiamo poi che il nostro paese, che è tra quelli che più hanno creduto in quel progetto che chiamiamo Europa Unita, ha sempre confidato in questo modello. Ecco perché è importante fare delle giornate elettorali del 6 e 7 giugno non un semplice ritorno al voto, ma attraverso un’ampia presenza, dimostrare che vogliamo scegliere un’Europa che sia davvero nostra e delle generazioni che verranno. Il luogo in cui ognuno di noi, attraverso l’espressione del voto di preferenza, potrà esprimere il proprio modo di esserci.