“Delega al Governo finalizzata all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e alla Corte dei conti”.Una rapida lettura al titolo della legge delega, primo atto della cosiddetta “riforma Brunetta”, è sufficiente per comprendere la portata degli obiettivi che si pone il Governo nel mettere mano all’amministrazione nazionale, e per configurare una riforma di struttura della nostra Pa volta a consentire risposte più efficaci alle esigenze dei cittadini.



Da sempre autoreferenziale, spesso dimentica dei criteri di economicità e merito pur sanciti legislativamente, la funzione pubblica sta ora tentando di introdurre nella macchina amministrativa degli strumenti che innovino e rendano efficiente un sistema che efficiente non è. Punti cardine di tale riforma sono: una puntuale assimilazione del lavoro pubblico alle logiche che governano il lavoro privato, il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia delle procedure della contrattazione collettiva, l’introduzione di sistemi interni ed esterni di valutazione del personale e delle strutture amministrative, finalizzati ad assicurare l’offerta di servizi conformi agli standard internazionali di qualità, la valorizzazione del merito e conseguente riconoscimento di meccanismi premiali unita alla definizione di un sistema più rigoroso di responsabilità dei dipendenti pubblici.



Di particolare interesse il tentativo di introdurre fattori premiali ai dipendenti, secondo uno schema di competitività interna alla categoria. Si premieranno infatti il 25% dei dipendenti attribuendo loro il totale del trattamento accessorio; ad un ulteriore 50% verrà riconosciuta la metà di tale trattamento, mentre al restante 25% non sarà concesso alcunché. Tutto ciò dovrà diventare effettivo entro il 30 settembre 2009, in cui si conoscerà la composizione delle commissioni tenute a giudicare le performance dei dipendenti.

Altro elemento la cui portata sarà in futuro fondamentale è costituito dal ruolo dei dirigenti. Saranno infatti previsti per gli alti funzionari strumenti di responsabilizzazione e sanzionatori nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, mentre è previsto per gli stessi un periodo formativo di 6 mesi all’estero. Si tratta di una norma ad alto potenziale innovativo, che si realizzerà peraltro solo se le modalità attuative saranno adeguate.



Bene dunque fin qui. Ma basterà a ridare vigore alle nostre amministrazioni o si tratterà delle solite grida manzoniane? La risposta dipenderà certo dalle modalità di attuazione della delega ma anche da una capacità di autoriforma, le cui motivazioni vanno ritrovate non per imposizione ma per consenso. Nella misura in cui esse si apriranno alla società civile e percepiranno il valore del loro lavoro per incrementare il bene comune, allora i vincoli normativi acquisiranno efficienza e spessore. Vi sono esempi in atto di riforme amministrative sussidiarie efficienti. Occorre che a tali best practices sia data la necessaria visibilità per dare “benzina” al motore che si vuole rinnovare.