«Ignobili applausi» che dimostrano «che il sistema di tangentopoli è ancora infiltrato nella nostra economia attraverso molte mele marce». Lo scrive il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, commentando i battimani che hanno accolto le parole di Silvio Berlusconi, ieri in Confindustria, sui giudici.
«In Confindustria, organismo che rappresenta le grandi imprese nazionali, convivono – sostiene Di Pietro – due realtà. Una che vuol rilanciare il Paese, l’altra che vuole affossarlo e che, negli ultimi cinquant’anni, ha privatizzato gli utili e pubblicizzato le perdite. Pensa di risolvere la crisi con il politico di turno, applaude quando si attacca una parte delle istituzioni, la magistratura, che non vuole fare inciuci perché il suo business è la giustizia e non il profitto facile».
«Quegli applausi di ieri al signor Berlusconi – prosegue – sono la testimonianza che il sistema di tangentopoli è ancora infiltrato nella nostra economia attraverso molte mele marce. Gli applausi di ieri e la pantomima del Presidente del Consiglio sui giudici estremisti che lo hanno condannato come corruttore, sono una brutta pagina di questo Paese. La lobby delle grandi imprese ha dimostrato di essere più vicina alla casta politica che non al vecchio modello di una sana imprenditoria e, al tempo stesso, di essere lontana dal Paese, dai problemi delle piccole e medie aziende e dei lavoratori che sono l’ossatura del sistema economico nazionale. Invito Emma Marcegaglia a prendere le distanze dalla “Confindustria degli applausi”, nel rispetto di quella parte sana dell’imprenditoria che lei stessa rappresenta e a non barattare la dignità di questo organismo con gesti di servilismo finalizzati a ottenere nuovi soldi e vantaggi economici. La dignità e l’etica di un Paese, di un’azienda, di un imprenditore (onesto) non sono in vendita».
«Dal canto suo, il Presidente del Consiglio, dopo aver fatto le prove generali a Porta a Porta» con il suo avvocato e all’assemblea di Confindustria, ora può tranquillamente affrontare il tribunale dove potrà esibirsi nella sua arringa migliore prima di essere condannato. Ribadisco – conclude – che Silvio Berlusconi non è degno di rappresentare il popolo italiano».