Oggi l’Europa è «a un bivio tra rilancio e declino», ma questo è l’unico progetto in grado di dare le risposte di cui i cittadini hanno bisogno e quindi andare a votare è più importante che mai. Così Mario Mauro (Pdl) – già vicepresidente del Parlamento europeo nella passata legislatura e candidato ad essere il primo presidente italiano dell’assemblea da quando, nel 1979, essa viene eletta a suffragio universale – ha commentato il rischio astensionismo che incombe sulle prossime elezioni.

Per Mauro non ci sono dubbi. In molti settori oggi «c’è bisogno di più Europa». Dalla politica dell’immigrazione a quella energetica, ma anche in materia di politica estera e di difesa e per la tutela dei diritti dei cittadini. Gran parte delle leggi varate dai parlamenti nazionali, ricorda Mauro, sono in realta’ atti di ratifica di direttive Ue. Ma il pubblico non ne ha la percezione e questo alimenta l’impressione che ‘ci sia un deficit di democrazia’ e un giudizio negativo sulle istituzioni europee.

Istituzioni che, per Mauro, non sono comunque immuni da critiche. ‘Parlamento, Consiglio, Commissione devono avere piu’ coraggio’ perche’ solo con la ‘forza dell’Europa’ i 27 possono mettere insieme il loro peso nell’interesse del piu’ debole’. Come deve avvenire, ad esempio, sul fronte dell’immigrazione. I Paesi Ue che si affacciano sul Mediterraneo, per l’esponente del Pdl, ‘hanno il dovere oltre al diritto’ di reclamare la solidarieta’ europea a fronte del fatto di essere il punto d’approdo per coloro che fuggono dal dramma del sud del mondo.

E solidarieta’, per Mauro, significa ‘farsi carico tutti insieme’ dell’entita’ di questi flussi. L’Ue ‘e’ il solo scenario possibile’ se si vogliono risolvere questo genere di problemi.

Anche il coinvolgimento dei leader politici nelle elezioni europee, per Mauro, e’ una sorta di antidoto contro l’astensionismo. Poiche’ chi ‘e’ molto ascoltato dall’opinione pubblica, dicendo la sua sull’Europa, ha la forza di trascinare al voto gli elettori’.

E’ comunque necessario, in attesa di vedere che fine fara’ il trattato di Lisbona e mentre l’Ue e’ a un bivio tra rilancio e declino ‘tornare a interrogarsi’ sul contenuto del progetto europeo’. Poiche’, conclude Mauro, non solo sembra essere stata dimenticata la lezione che ha spinto i padri fondatori a perseguire con determinazione l’integrazione europea. Ma anche quella di chi, pur scegliendo come ‘campione’ il proprio Paese, si e’ posto il problema di raggiungere in Europa risultati ottimali a vantaggio di tutti.