Mercoledì è stata un’altra giornata di dura protesta a Teheran contro il regime di Ahmadinejad. Il regime ha impedito a tutti i corrispondenti internazionali di riprendere le immagini delle proteste, mentre internet veniva oscurato e le linee telefoniche iraniane staccate nel tentativo d’isolare il popolo iraniano dal resto del mondo. A tarda notte l’agenzia stampa Bloomberg.com ha riportato la notizia che decine di migliaia di sostenitori del leader dell’opposizione Moussavi hanno sfilato nel centro di Teheran. La televisione di Stato iraniana ha mandato in onda alcune immagini della giornata di oggi che ha lasciato sul campo almeno quindici vittime. Per oggi il movimento di opposizione ha convocato una manifestazione ancor più grande con la partecipazione di Moussavi stesso per ricordare le vittime di ieri e lunedì.



In un momento come questo il Sussidiario.net ha voluto intervistare Reza Saberi, il padre della giornalista iraniano-americana Roxana Saberi, liberata il 15 Maggio scorso dalle autorità iraniane dopo aver passato quattro mesi nel carcere Evin di Teheran. Reza Saberi, accademico rifugiatosi in America negli anni ’70, è a sua volta un profondo conoscitore della situazione politica iraniana essendo ritornato in Iran per un lungo periodo quattro anni fa e avendo passato gli ultimi mesi a Teheran nel tentativo, conclusosi felicemente, di liberare la figlia ingiustamente imprigionata.



Signor Saberi, dopo la sofferenza di vedere la sua unica figlia imprigionata a Teheran per quattro mesi solo perché americana ed aver gioito per la sua liberazione, cosa prova a vedere tanti giovani iraniani che marciano contro il regime rischiando la propria vita ?

Dopo la liberazione di mia figlia, non avrei mai creduto di potermi stupire durante la mia vita ancora una volta del mio Paese d’origine, e in un modo così profondo. L’odio che il regime diffonde tra la gente nei confronti dell’Occidente, e in particolare degli Stati Uniti, è utilizzato per giustificare i propri insuccessi e l’incapacità di offrire un futuro migliore al popolo iraniano. Innanzi tutto sono orgoglioso del mio Paese d’adozione, gli Stati Uniti, per aver sapientemente gestito con le autorità iraniane il caso di mia figlia Roxana. Grazie al nuovo corso inaugurato dal Presidente Obama, il governo di Teheran non potrà più usare l’antiamericanismo per autogiustificarsi. Il popolo iraniano si vuole liberare dai propri despoti e sa bene che l’America vuole sostenere questo processo con aiuti concreti. Sono altrettanto orgoglioso dei miei compatrioti che sfidano la morte per costruire un Iran migliore. Non mi sarei mai aspettato di vedere così tanta gente riversarsi per le strade e il mio cuore va alle famiglie che hanno perso i propri cari in questi giorni.



Come commenta la volontà espressa dall’ayatollah Khamenei di voler riaprire il conteggio parziale dei voti? Abbas Milani, il direttore di studi iraniani dell’università di Stanford, ha commentato come una vittoria che il leader supremo torni sui suoi passi e Azar Nafisi autore di “Leggere Lolita a Teheran” ha dichiarato che “il mito che il potere non è discutibile è spezzato”.

Purtroppo non riesco ad essere così ottimista. Dal riconteggio dei voti non potrà che essere confermato Ahmadinejad vincitore, dato che la commissione riesaminatrice è composta da componenti allineati al suo governo. L’Ayatollah Khamenei sta aspettando di vedere se queste proteste si esauriranno nei prossimi giorni. È difficile pensare che possa tornare sulla sua decisione, permettendo nuove votazioni e tradendo così Ahmadinejad.

Sembra che in Iran si stia assistendo ad uno scenario del tipo “chi controlla chi?”. Signor Saberi, chi ha davvero in mano le redini del potere in questo momento?

Secondo me, la spaccatura in corso tra i massimi esponenti del potere iraniano è la prova che Moussavi è un autentico leader moderato, che potrebbe davvero portare l’Iran ad aprirsi verso l’Occidente cambiando gradualmente la politica e la società iraniana. Gran parte del futuro dell’Iran dipende ora da quali saranno la strategia e le decisioni dell’Ayatollah Khamenei.

Quali sono oggi i rapporti tra Russia e Iran. I russi sono disposti a sostenere Ahmadinejad qualsiasi cosa succeda?

L’Iran è in una situazione di dipendenza dalla Russia che importa gran parte del petrolio iraniano. Inoltre gran parte della tecnologia per accedere all’energia nucleare è di produzione russa. Quanto al sostegno politico, ai russi importa che determinati equilibri strategici non cambino e che possano continuare a concludere buoni affari, al di là di chi sia il Presidente iraniano in carica.

Si può definire Khamenei una persona molto calma che vuole ponderare la migliore delle decisioni?

Sì e questo mi lascia ancora un briciolo di speranza. 

Khamenei nei prossimi giorni sarà posto innanzi a una scelta difficile: o lasciare che la protesta aumenti ottenendo il cambio del voto elettorale, o reprimere con la violenza le manifestazioni, mettendo così a rischio l’immagine della rivoluzione islamica che si regge su un mandato popolare.

Io spero con tutto il cuore in una soluzione pacifica. L’Iran ha un gran bisogno di pace. Non conosco le intime convinzioni di Khamenei, ma come potrà abbandonare Ahmadinejad ?

(Mattia Sorbi)