Lunedì è stato il nono giorno di protesta consecutiva per le strade di Teheran. All’incirca un migliaio di persone si erano date appuntamento nei pressi del parco Mellat e di Piazza Haft-e-Tir, rispondendo all’appello dei leader dell’opposizione moderata Moussavi e Karroubi di commemorare pubblicamente la morte di Neda Soltan, la ragazza uccisa domenica dai Pasdaran, la milizia speciale al servizio della Guida Suprema. I manifestanti sono stati accolti dalla polizia con lacrimogeni e si sono sentiti rumori di spari in aria per disperdere la folla. Intanto domenica è stato espulso il corrispondente di Newsweek, il canadese Mazia Bahari, mentre ieri la Reuters ha dato la notizia che l’ambasciata italiana a Teheran ed altre ambasciate europee presenti nella Repubblica Islamica hanno dato la disponibilità ad aprire la propria sede ai rifugiati.



Ilsussidiario.net ha intervistato Ebrahim Nabavi, il più noto autore satirico iraniano, incarcerato per due volte dal regime a causa dei suoi scritti e la sua compagna Sanam, appena rientrata da Teheran. Oggi la coppia vive nei pressi di Bruxelles.

Signor Nabavi c’è un autore satirico italiano che meglio rappresenta il suo stile?



L’autore italiano con cui avverto una forte affinità è sicuramente Stefano Benni.

Nel suo libro pubblicato in Italia da Spirali “Iran. Gnomi e giganti, paradossi e malintesi”, lei evidenzia le contraddizioni del suo Paese. Ci potrebbe raccontare una delle contraddizioni più clamorose?

Una delle contraddizioni più recenti è sicuramente che Ahmadinejad pensava di essere un presidente molto amato dal popolo, soprattutto nelle scuole, ma dopo queste elezioni è chiaro che la società iraniana è all’opposto della sua idea. Un altro esempio grottesco è che il 70% dei rappresentanti che sostengono il Governo è in favore di Moussavi (il leader dell’opposizione ndr), ma Ahmadinejad riesce a governare con il 30% del consenso del Governo più il leader Supremo.



La posizione del mondo intellettuale iraniano non è tutta a favore di Moussavi: ad esempio, il famoso regista Masoud Dehnamaki è tutt’ora a favore del regime di Ahmadinejad. Che cosa attrae maggiormente questi intellettuali?

Il regista russo Ejzenštein diceva che tutti possono diventare registi. Per i registi autentici questo processo dura tre anni per tutti gli altri dura trecento anni. È probabile che dopo 297 anni anche Dehnamaki diventerà un vero regista. Dehnamaki potrà pur essere popolare in Iran, ma la maggior parte degli intellettuali e degli artisti iraniani sostiene il movimento dell’Onda Verde (la popolazione che scende in piazza, ndr). Indubbiamente alcuni intellettuali come Dehnamaki sono stati attratti dal pensiero marxista unito a quello religioso. Esisteva una saldatura tra khomeinismo e marxismo che affascinò non pochi intellettuali alla fine degli anni settanta. È stata una corrente di pensiero diffusasi in America Latina e arrivata anche in Europa. In Iran questa corrente prende il nome di Mojahedin Khalg letteralmente combattenti del popolo. Dehnamaki e Ahmadinejad sono figli di questo movimento.

Come credete che evolverà la situazione nelle prossime settimane ?

Se la gente non si farà intimorire e non si rifugerà nelle proprie case per la paura ma continuerà a manifestare in massa, si potranno ottenere grandi risultati. Se invece l’Onda Verde si dovesse ritirare, allora il colpo di Stato di Ahmadinejad andrà avanti. Le manifestazioni pubbliche nelle strade, gli scioperi e le grida provenienti dagli oppositori del regime che ogni notte dai tetti delle case urlano “Dio è grande e morte alla dittatura” sono molto efficaci. Continuando così si potrà vincere la lotta.

Signor Nabavi, vede plausibile per l’Assemblea degli Esperti (l’organo che elegge la Guida Suprema della Repubblica Islamica presieduto da Rafsanjani, ndr) destituire Kamenei?

Rafsanjani dovrebbe ottenere i due terzi su 86 rappresentanti. Per ora cinquanta Esperti si sono schierati dalla sua parte. Probabilmente questa non sarà la via che condurrà alla destituzione di Kamenei, ma se le proteste diverranno ancor più consistenti chissà che altri venti Esperti non potranno cambiare opinione. Sicuramente, già da ora, la leadership di Ahmadinejad e Khamenei è fortemente indebolita.

Come spiega che Rafsanjani da sponsorizzatore di Kamenei si sia trasformato nel suo più acerrimo nemico?

Rafsanjani non si sarebbe mai aspettato che sponsorizzando l’elezione di Kamenei a Guida Suprema, questo personaggio allora quasi sconosciuto, un vero e proprio gnomo, col passare degli anni avesse tramato per eliminarlo dal panorama politico. Durante la sua presidenza, Rafsanjani era ancor più popolare di Kamenei, che riuscì però in quegli anni a nominare i ministri più importanti, quelli della cultura, dell’apparato politico e militare, per poterlo controllare. Questa mossa fu un errore molto stupido di Kamenei, che mostrò chiaramente a Rafsanjani di essere il vero nemico della rivoluzione islamica. Così i poteri dello Stato si divisero irrimediabilmente. Rafsanjani fu spinto ad allearsi con i tecnocrati e Kamenei fu attratto verso i rivoluzionari. Rafsanjani divenne popolare presso gli studenti, mentre Kamenei conquistò gli Ayatollah. Rafsanjani proponeva un’economia di apertura verso i Paesi occidentali, mentre Kamenei sosteneva una profonda chiusura.

É possibile che Kamenei, ammalato di cancro a un polmone, voglia far succedere alla sua posizione di Guida Suprema il figlio Mojtaba e che questa carica sia rivendicata al tempo stesso da Rafsanjai?

Non credo a queste speculazioni di alcuni religiosi e ad ogni modo Mojtaba Kamenei non è abbastanza popolare per poter essere eletto dall’Assemblea degli Esperti.

Pensate che il livello della crisi del sistema-potere iraniano è tale da essere giunta a un punto di non ritorno?

Guardi, data la situazione attuale è molto improbabile che Kamenei resti al suo posto e Ahmadinejad porti a termini questi quattro anni di Governo.

Come pensate che la comunità internazionale dovrebbe reagire se dovessero aumentare gli spargimenti di sangue?

Innanzi tutto Obama non dovrebbe riconoscere Ahmadinejad come presidente iraniano. Ma allo stesso tempo mi rendo conto che se Obama appoggiasse apertamente l’Onda Verde, Ahmadinejad avrebbe un pretesto enorme per schiacciare il movimento. Allo stesso tempo anche se la strage è controproducente per il governo stesso, Ahmadinejad è così fanatico che potrebbe compiere questo sterminio. Ma anche lo sterminio non sarebbe efficace. Se la gente resisterà, mano a mano che le manifestazioni proseguiranno anche i militari verranno influenzati dalla tenacia della gente. Anche tra loro sono presenti vaste componenti che vogliono un cambiamento e secondo noi anche loro piano piano si uniranno con il popolo.

(Mattia Sorbi)