Chiuso il sipario sulla tornata elettorale del 2009, è ora il momento di fare un bilancio. Operazione assai complicata, però, visto che ci troviamo nel bel mezzo di una bufera che nessuno sa immaginare come possa evolvere. Riuscirà Berlusconi a far fronte all’ennesimo scandalo, capitalizzando il rafforzamento di una maggioranza corroborata dai risultati delle amministrative? Secondo Stefano Folli, notista politica de Il Sole 24 Ore, la situazione è del tutto incerta, e la forza del centrodestra non è detto possa essere sufficiente a salvare le sorti del suo leader.
Folli, qual è innanzitutto il quadro complessivo che emerge da queste elezioni amministrative, alla luce anche del risultato dei ballottaggi?
Il dato che emerge è che l’Italia è divisa: il centrosinistra non è collassato, ma è riuscito a mantenere certe posizioni, in maniera anche abbastanza netta; il centrodestra, per parte sua, è obiettivamente avanzato, portando a casa un successo evidente. In sintesi, il centrosinistra tiene, mentre il centrodestra avanza; magari non con un passo proprio esaltante, però procede, si allarga, anche geograficamente. Il Nord infatti è quasi tutto del centrodestra, escluso Torino; poi c’è l’allargamento verso il Centro, e anche posizioni importanti nel Sud. Nel complesso, dunque, la maggioranza ha rafforzato la propria presa nel territorio. Questo è un dato che Berlusconi può utilizzare per confermare il fatto che c’è un consenso politico ed elettorale nel Paese.
Il fatto che il centrosinistra non sia crollato, come si temeva, potrebbe essere anche questo un bene per Berlusconi, visto che i suoi problemi sono iniziati quando il suo potere era incontrastato?
Io sono sempre dell’idea che alla nostra democrazia – che non è bipartitica, come dimostra il fallimento del referendum, ma è bipolare – faccia bene avere un’opposizione che non sia troppo frustrata e che abbia un suo baricentro. Penso che sia una cosa importante per il sistema; ma non saprei dire se Berlusconi la pensi allo stesso modo.
Valutiamo anche la posizione dell’Udc: continuerà ad essere “terza forza”, o le converrà analizzare i dati dei ballottaggi e poi prendere posizione?
Io penso che finché potrà l’Udc cercherà di essere terza forza: cercherà di motivare questa posizione, di trovare argomenti sempre più convincenti, ma obiettivamente l’Udc è riuscita a reggere negli interstizi di un bipolarismo un po’ anomalo come il nostro, interstizi che le permettono di mantenere un rapporto con un certo elettorato. Casini, dunque, continuerà su questa strada finché potrà.
Ma c’è secondo lei un limite, anche temporale, per questa strategia?
L’anno prossimo ci sono le regionali, e questo potrebbe comportare dei problemi. Ma al di là di questo, Casini cercherà ancora di fare alleanze un po’ a macchia di leopardo, sulla base del pragmatismo di scelte fatte a livello locale. Un gioco che non è detto possa continuare all’infinito, e arriverà forse il momento in cui sarà costretto a scelte più drastiche; però non è detto nemmeno che il quadro politico rimanga così per sempre. Difficile ragionare, nel panorama politico italiano, con una prospettiva che vada oltre i sei mesi, o al massimo un anno.
A proposito di possibili scenari futuri: Cossiga ha lanciato una provocazione a Berlusconi, cioè farsi abbattere dal “suo” parlamento e tornare alle urne. Possibile? O solo una boutade?
Non condivido questa posizione, e penso che il presidente Cossiga un po’ si diverta a provocare disegnando scenari di questo tipo. Berlusconi non farebbe mai un passo del genere, perché sa benissimo che andare alle elezioni oggi, con una sua immagine che comunque è stata logorata dalle vicende di questo periodo, sarebbe un azzardo enorme. E poi chi lo scioglie il Parlamento?
Cossiga ha dettagliato l’ipotesi: Berlusconi dovrebbe farsi votare contro dai suoi…
Impossibile. Siamo in un sistema in cui lo scioglimento del Parlamento non spetta al presidente del Consiglio, ma al presidente della Repubblica, il quale avrebbe il dovere costituzionale di verificare se esistono altre maggioranze. Dovremmo immaginare che tutto il centrodestra voti contro se stesso, per mettere in crisi il governo Berlusconi e non permettere la nascita di un altro governo (tutto il centrodestra, Lega compresa), e su questo provocare uno scioglimento del Parlamento, per di più in un momento di crisi economica gravissima. E la gente dovrebbe assistere allo spettacolo indecente di una maggioranza che si auto-affonda per permettere al presidente del Consiglio di regolare i suoi conti? Non succederà mai; e il fatto di proporlo è solo un gioco intellettuale. Il primo a saperlo è Berlusconi, il quale avrebbe potuto per altro scegliere un’altra strada, se proprio lo voleva.
Cioè?
Avrebbe potuto fare quello che non ha fatto in questa campagna: sostenere il sì al referendum, che pure gli conveniva. Una vittoria del sì gli avrebbe dato la scusa per proporre lo scioglimento delle Camere, dato che si sarebbe potuto considerare delegittimato il Parlamento. Non l’ha fatto per timore della Lega, e non cambierà certo adesso la strategia. Il presidente Cossiga è un uomo ricco di fantasia, e ci propone sempre interessanti sollecitazioni. Ma la cosa è irrealizzabile.
Resta però il fatto che la situazione di Berlusconi è ora molto difficile; l’idea, espressa ancora da Cossiga, che qualcosa di ancor più grave si prepari in vista del G8 è un po’ meno peregrina.
Sì, questo è possibile. Penso anch’io che la vicenda di questi giorni non sia finita, e che ci siano altre ragazze potenzialmente in grado di parlare e di raccontare nuove cose. Non è finita: ed è una vicenda triste, in cui è in gioco anche l’immagine internazionale del nostro Paese. C’è da aspettarsi dell’altro.
Berlusconi può reggere altri attacchi, o sta esaurendo le scorte?
Il logoramento dell’immagine del presidente del Consiglio, soprattutto sul piano internazionale, è un fatto certo. Così com’è altrettanto certo che il centrodestra continui ad avere il consenso di cui parlavamo all’inizio. La maggioranza c’è, e continuerà ad esserci: la sinistra dovrà fare molto cammino prima di riuscire a mettere in campo una proposta alternativa convincente.
Centrodestra forte, Berlusconi debole: dobbiamo iniziare a pensare all’uno senza l’altro?
Ribadisco di non credere nella caduta del governo. Però il logoramento del premier continua, ed è inesorabile. Un fatto grave, vista l’importanza di avere un’immagine forte per potere essere autorevole e capace di tenere viva la maggioranza. Oggi questa credibilità è incrinata, e non so come Berlusconi potrà ricostruirsi un’immagine. Forse riuscirà; però, francamente non saprei come. C’è un centrodestra forte, non c’è alcuna crisi politica nella maggioranza, che rimane solida; però c’è un venire meno di quella “magia” che il premier ha sempre avuto nel rapporto con gli italiani.