Se Beppe Grillo irrompe sulla scena congressuale del Pd ci sono due modi per ribattere. Il primo consiste nel dire che non è una cosa seria. Grillo non ha nulla a che vedere con noi, e perfino la sua dichiarazione di candidatura suona più. Il secondo consiste, facendo un passettino più avanti, nel mettere al bando di noi stessi ogni concessione, ogni ammiccamento, ogni indulgenza a quella demagogia triviale di cui Grillo è campione nazionale”.



Il senatore del Pd Marco Follini, in un corsivo che sarà pubblicato domani dal Riformista (che ha anticipato il testo) prende posizione contro l’autocandidatura del comico genovese che vede dietro questa vicenda la mancata rottura da parte del Pd del rapporto con l’Idv. “La realtà è che siamo ancora – scrive Follini – alle prese con le propaggini di Di Pietro. E’ stata la innaturale alleanza con l’Idv che ci ha messo nelle condizioni di dover subire un certo numero di intrusioni e condizionamenti nella nostra breve vita di partito. E se ora di punto in bianco spunta Grillo, altro non è che l’ennesima testa di un Idra populista dalle cui spire non siamo riusciti finora a liberarci”.



“Riproporre da parte mia per l’ennesima volta la fine dell’alleanza con Di Pietro – spiega Follini – può sembrare quasi un tormentone. Ma il fatto è che nel frattempo lui l’alleanza l’ha rotta davvero. Quella pagina di pubblicità contro il lodo Alfano nel giorno del G8, e poi quella risposta tra i denti data all’appello appello per la tregua di Napolitano rendono drammaticamente evidente la distanza che corre tra noi e lui. In fondo Grillo affacciandosi alle soglie del nostro congresso non fa altro che vestire di nuove parole questo vecchio e fin troppo conosciuto fantasma”.



“A questo punto, almeno per me, – conclude l’ex segretario dell’Udc – dare una risposta statutaria a Grillo significa anche dare una risposta politica ai suoi mandanti. Più sarà chiara, meglio sarà. E se magari ci costerà qualcosa, vorrà dire che abbiamo fatto un investimento lungimirante”.