«Porte chiuse, le regole non lo consentono. Statuto alla mano il PD sbarra la strada a Beppe Grillo» Così comincia uno dei numerosi servizi dedicati all’ultima trovata del comico genovese: candidarsi alla segreteria del partito. Mario Adinolfi e Ignazio Marino, candidati anch’essi, sembrano essere gli unici membri del partito, insieme a Paola Binetti, ad avere accolto con entusiasmo l’idea. Secchi “no” giungono invece dagli altri esponenti del PD. Piero Fassino ci tiene subito a precisare che il Partito Democratico «non è un taxi dove si paga la tariffa e poi si scende». Bersani, dimostrandosi più democratico e meno snob usa invece come termine di paragone il proletario “autobus”. Fatto sta che la candidatura, a detta della maggioranza degli appartenenti, non fa altro che rovinare l’immagine di un partito ridotto a “gratta e vinci”, come ha osservato Franco Marini. Diversa accoglienza sembra invece aver ricevuto Grillo dai “colleghi” dello spettacolo. Il nobel Fo non ha risparmiato l’aggettivo “geniale” alla trovata, mentre Sabina Guzzanti si è definita entusiasta. Sagge parole di monito alla Lega provengono invece da un altro vecchio esponente della comicità di sinistra, Paolo Villaggio: «devono temere Grillo, perché parla il loro stesso linguaggio».



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