Non se ne può più. Peggio di “attimino”, peggio ancora di “nella misura in cui” e non parliamo poi di “fare un percorso”. Quando sento parlare di Sud, di Meridione, di questione meridionale, vengo preso da un senso di nausea, di rigetto.

Lo stesso sintomo mi coglie, per par condicio, ascoltando le tiritere a proposito di Nord, della sua identità, della questione del Nord. Non c’è una questione del Nord e figuriamoci della identità nordica. E non c’è nessun partito del sud in grado di diventare una speculare Lega. C’è, invece, un grande problema, una sorta di buco nero che è il Sud.



Ma si tratta di una vicenda che viene da lontano, di una questione storica, di una reale e oggettiva distanza interna alla stessa nazione, alla medesima koinè, all’Italia, insomma. Ma, ripeto, parlarne come si fa da anni, è autentica aria fritta.

Perché, per affrontare il problema dei problemi del nostro Paese, occorre innanzitutto partire da un punto fermo, da una premessa: parlarne, cioè, da italiani, da membri della stessa comunità storica, culturale, politica, religiosa evitando il piagnisteo da un lato e il ricatto dall’altro.



Il Sud, la questione meridionale, viene  agitata come una clava esattamente come si fa con la questione morale, due armi improprie ed estorsive utilizzate da chi ha della politica (e della storia) una visione manichea e strumentale.

Il punto dolente sta anche nel ruolo spesso “esondante” – nel senso che ha dettato gran parte dell’agenda politica, grazie alla debolezza strutturale del Pdl –  assunto dalla Lega, di lotta e di governo, soprattutto di governance nazionale e locale, con relativo sottogoverno, il tutto esercitato da vero partito “leninista”, che ha fatto della (inesistente) Padania la sua vera Patria, mettendo in moto un meccanismo apparentemente secessionistico ma, in realtà, di difesa, spesso e volentieri ad oltranza, di una identità nordica coincidente, in pratica, con la netta, straripante superiorità economica del settentrione delle “eccellenze”, e, dunque, restia a fare i conti con il Sud in un quadro solidalmente innovativo, modernizzante, ma rigoroso, di stampo europeo e  globalizzato.



Certo, alla lunga e col perdurare nel Sud degli sprechi, del clientelismo, dell’assistenzialismo e del malgoverno, il Nord potrebbe andarsene per conto suo. Ma ad un prezzo troppo alto e, comunque, in uno scenario balcanico che oggi, con la leadership indiscussa di Berlusconi, un vero e proprio collante del Pdl, e persino del Pd, non è realistico.

Sic stantibus rebus, l’agitarsi di vari personaggi politici del meridione, anche del Pdl, se è certamente la spia di una autentico disagio e di insofferenza rispetto alla Lega, ma non solo, evidenzia quell’eterno ricorso al pianto greco, ricattatorio e vittimistico cui il Cavaliere risponderà garantendo più quattrini, maggiore attenzione e qualche promozione, se del caso.

Comme d’habitude…