“La discontinuità invocata da Bersani rispetto al Pd di Veltroni e Franceschini è una vera e propria marcia indietro”: è il giudizio negativo del senatore del Pd Stefano Ceccanti, consigliere istituzionale di Veltroni segretario, sulla dialettica che si sta sviluppando nel dibattito precongressuale.



Per Ceccanti è impossibile ipotizzare “terze vie” tra Franceschini e Bersani che non siano meramente testimoniali rispetto a due letture complessive così diverse. A suo giudizio, Bersani propone una lettura retrospettiva in base alla quale “il problema sarebbe stato il Pd che avrebbe destabilizzato l’Unione, per cui occorrerebbe ritornare a una coalizione come quella”.



“In realtà – è la chiosa Ceccanti – come ha ricordato ieri Veltroni, la nascita accelerata del Pd, dopo le amministrative del 2007, che ha portato a sovrapporre l’elezione del segretario all’assemblea costituente, con la richiesta largamente condivisa a Veltroni di candidarsi, partiva dalla rottura che si era consumata prima tra l’elettorato e l’impotenza della coalizione dell’Unione”.

“Il problema dell’eventuale apertura all’Udc – continua il senatore del Pd – non è tanto il se, ma il come. Nello schema di Bersani, dal momento che si coltiva un pessimismo strutturale sulla capacità espansiva del Pd, esso è ricondotto in sostanza ai Ds, anche come caratteristiche della forma partito e, dal momento che bisogna comunque competere per il governo, la candidatura a premier potrebbe essere ceduta all’Udc, alla protesi centrista che sarebbe incaricata di prendere gli elettori che il Pd non potrebbe a priori riuscire a conquistare.



Insomma nello schema di Bersani si evince con chiarezza che se lui fa il segretario del Pd Casini potrebbe essere il candidato premier della coalizione col Pd”.