Il dibattito agostano ha visto tornare prepotentemente all’ordine del giorno la “Questione Meridionale” e quella “Settentrionale”, sotto il profilo economico, infrastrutturale e culturale.
Molte le dichiarazioni e le proposte al centro del confronto, resta però da capire quali si riveleranno semplici boutade estive e quali invece porteranno a provvedimenti concreti.
Stefano Folli, editorialista de Il Sole 24 Ore, analizza le posizioni delle diverse forze politiche sui punti salienti della discussione.



Gabbie salariali, bandiere regionali, dialetti nelle scuole: le prime pagine dei giornali da qualche tempo seguono i temi lanciati dalla Lega Nord. C’è chi dice che Bossi abbia in mano l’agenda del governo? È d’accordo?

Bossi è particolarmente abile nell’occupare i giornali d’estate, quando ci sono poche notizie. In questo modo dà l’idea di avere in mano l’agenda politica, anche se è vero in parte. Incide così a livello psicologico sull’opinione pubblica e sul clima che c’è nel governo.
Sta costringendo la maggioranza a tenere conto del punto di vista leghista, in vista soprattutto delle candidature per le regionali, molto care a Bossi. È una volata lunga per arrivare all’appuntamento in una posizione favorevole.




Come sta rispondendo Berlusconi a questo tipo di pressioni? Secondo lei si sta appiattendo sulle posizioni di Bossi?

La novità più importante è che, diversamente dal passato, è nata anche una lobby sudista e tutto questo avviene all’interno della maggioranza.
Per ora Berlusconi vive alla giornata, preferendo il cabotaggio alla ricerca di una sintesi vera. Un giorno si schiera con le Lega sulle “gabbie salariali”, un altro con il Partito del Sud, cercando di accontentare tutti. È abbastanza obbligato a tenere un piede in due scarpe e la situazione non è facile. Se fosse nelle condizioni ottimali cercherebbe delle sintesi politiche che tolgano argomenti sia al partito del Nord che a quello del Sud.
Alla lunga, comunque, se continuerà a dare l’impressione di farsi imporre l’agenda dagli altri, Berlusconi corre il rischio di indebolirsi.




Alle prossime elezioni il Pdl rischia quindi di perdere altri voti a vantaggio della Lega?

Sicuramente Bossi sul piano mediatico è in piena forma e, nonostante la malattia, guida un partito che incide sugli equilibri politici molto più di dieci anni fa. In più le regionali vedono la Lega favorita. Per questo Berlusconi deve stare attento a quello che la Lega chiede e non deve lasciargli tutto lo spazio delle rivendicazioni del Nord. C’è quindi una sorta di competizione e il rischio di un travaso di voti rimane.
Tra le altre cose, l’atteggiamento di Bossi rende più difficile l’avvicinamento che Berlusconi ha in mente nei confronti di Casini. In alcuni zone i voti dell’Udc possono essere molto utili e credo che da qui alle regionali il premier tenterà un riavvicinamento, Bossi permettendo.

Lei crede nell’ipotesi di in un vero e proprio Partito del Sud?

No, non ci credo. Il cosiddetto Partito del Sud non è un partito, ma un gruppo di pressione interno alla maggioranza.
È una situazione singolare, perché non essendoci di fatto l’opposizione in Italia, si creano delle dinamiche di opposizione all’interno della maggioranza stessa, con un linguaggio a volte proprio da forze di opposizione.

Come si spiega questo disorientamento del Partito Democratico?

Il Pd è un partito in profonda difficoltà e fuori dai giochi, completamente preso dalle vicende congressuali e dalla ricerca di un leader. Bersani è dato per favorito, ma anche se vincerà il Congresso, dovrà poi affrontare le primarie. È comunque un percorso lungo quello che lo aspetta, difficile perché non dovrà soltanto rinfrancare i quadri del partito e i militanti, ma dovrà recuperare quella base che si è allontanata in questi anni.

Riguardo al centro-destra si parla molto dell’ipotetico asse Bossi-Berlusconi, qual è invece la posizione di Fini?

Fini politicamente non può fare molto all’interno del centro-destra, non ha più una base e l’80% della vecchia An segue le logiche berlusconiane. La sua prospettiva è quindi legata a un profilo istituzionale. Per questo ha rafforzato molto il suo rapporto con il Presidente della Repubblica, Napolitano.
Una volta si usava il termine “triangolo istituzionale” per indicare la sintonia tra il Presidente della Repubblica e i presidenti delle camere. Oggi invece si parla di binomio, perché il Presidente del Senato è tagliato fuori da questo rapporto.
Certo, in caso di crisi di governo, Fini sarebbe l’unico candidato per un governo istituzionale, ma è un’ipotesi abbastanza lontana.


All’interno del Pdl le diverse fondazioni politiche sono al lavoro: da un lato Fare Futuro di Fini, da tempo su posizioni laiche, dall’altro chi cerca una sintesi tra radici popolari e liberali? Rimarranno queste due anime, si arriverà a una sintesi oppure a una resa dei conti?

Difficile una sintesi. Secondo me rimarranno due correnti: una laica, ma minoritaria e una più forte, anche se con varie sfaccettature interne, che terrà in considerazione le posizioni del mondo cattolico, come è successo finora.


Tornando alle gabbie salariali: sono state criticate aspramente da più parti, ma nessuno sembra credere che si tornerà davvero a questo vecchio meccanismo. Quali saranno le decisioni che verranno prese veramente?

A me sembra una sceneggiata, funzionale a quello che dicevo prima, anche perché le gabbie salariali sono già imposte dal mercato. Già oggi gli stipendi del Sud sono più bassi rispetto a quelli del Nord.

Perché secondo lei si continua allora a usare il termine “gabbie salariali”? È una provocazione?

Sono temi che vengono lanciati dalla Lega, funzionali ai suoi obiettivi: dare un segnale alla propria gente. La Lega parla al suo territorio e non è interessata alle reazioni nel resto del Paese. Secondo me di questa discussione sulle gabbie salariali comunque non rimarrà moltissimo.

Crede però all’ipotesi che una proposta del genere possa consentire di allargare il consenso del centro-destra nelle fabbriche?

Sicuramente è un argomento che ha una presa forte e che può senza alcun dubbio allargare il consenso a diverse classi sociali del Nord.